490 Storia generale tene pronte a smanigliarsi e coi forni guarniti. Nello stato maggiore di Garibaldi i provetti marinari non difettavano. Salvatore Castiglia palermitano, Augusto Elia ed Antonio Burattini anconitano, Andrea Rossi di Oneglia, Simone Schiaffino da Camogli, tali i capitani mercanti! i che sotto gli ordini di Garibaldi e di Bixio ebbero carico d’impadronirsi e guidare i due vapori. Era molto delicata faccenda lo aver macchinisti sicuri. Giuseppe Orlando, fratello degl’ingegneri nominati teste, fu il macchinista del Lombardo, Achille Campo del Piemonte ; ambo siciliani. Nella notte sopra il 5 maggio i vapori furono manomessi senza resistenza dei guardiani, uscirono silenziosi dal porto, arrestarono le macchine a Bocca d’Asse in attesa di certe armi che non vennero mai, poscia ancorarono dinanzi a Quarto ; là Garibaldi s’imbarcò coi suoi e procedè verso il largo ; poi sostò a Talamone ; d’onde prueggiò per la Sardegna, poi per Tunisi che non toccò: indi tornò addietro e mise la prua per la costa meridionale di Sicilia incerto tuttavia del porto d’approdo che le circostanze di luogo, d’ora e di tempo potevano sole o riunite determinare. Il conte di Cavour non fu palese complice dell’atto ma, preveggente e favorevole, aveva armata la squadra ; la quale si componeva della Maria Adelaide, nave amiraglia comandata dal conte Ernesto Riccardi di Netro, del Vittorio Emanuele comandante conte Battista Albini, del Carlo Alberto comandante Baldassarre Galli della Mantica, del Governolo comandante marchese D’Aste, della corvetta Mal/citano comandante cavalier Buglione di Monale e dell’avviso Authión comandante conte Giuseppe Piola. Dessa squadra, mentre Garibaldi accingevasi a salpare, era stata spedita nelle acque della Sardegna. Là avevaia raggiunta V Ichnusa comandata dal cavalier Simone di Saint-Bon, latore di ministeriale dispaccio in nome del quale il Persano doveva arrestare i due piroscafi rapiti se toccassero qualche porto di Sardegna, e lasciarli procedere se li avesse incontrati a mare largo. Il governo di re Francesco, informato appuntino degli apprestamenti nella villa Yecchj ed in Genova dal marchese Canofari, suo ministro a Torino, il quale teneva suo