1537 i538 Pt n/ieri de' Principi . Solimano mojira di defiderare U pace, mh muove guerra . Imperatore fi moflra ardente dì far guerra al Turco, ma ¡'interno l diverfo. Er ì fuoì mìni Jirì lo fr-fend ano. 712 DELL' HISTORIA grandi ; onde fi rimafero per allhora quieti gli animi de gli huomini, che con molta fofpeniione ftavano ad afpet-tare a qual parte per qualche notabile fatto piegate la fortuna della guerra. Ma fratanto fi volfero gli ftudii, & i peniìeri de’ Pren-cipi alle cofe dell’anno venturo, M. D. XXXVIII. con varii, & non ben conofciuti fini. Moftrava Solimano di defiderare la pace co’ Vinetiani , della quale ne furono dal primo Baicià con confenfo di lui promoifi al Bailo Canale nuovi ragionamenti , invitandolo a far venire a Coftantinopoli 1’ Ambafciatore, che era già eletto per inviarlo a quella Porta , per lo quale promettevano il fal-vocondotto , & ogni buon trattamento . Ma quanto appariva maggiore 1’ humanità , & facilità contra il coftume di quella altera gente, tanto fi facevano le parole , & tutto il procedere loro più fofpetto , dubitandofi, che in tale trattatione s havefle la mira , non a componere una buona pace, ma a feiogliere la República dall’amicitia di Cefare , & a rompere le pratiche della lega. Ala Car- lo Imperatore con molto affettuofe parole dimoftrava d’ ha-vere tutti i fuoi peniìeri volti alla guerra contra’Turchi ; talché haveva alcuna volta affermato , grandemente defi-derare di condurfi in perfona a tale imprefa, & afpirare con molto defiderio a tanta gloria; nè per fe volerne altro premio , che quefto ; gli fiati, che s acquiftaffero , levandoli di mano a queiti nemici, contentarfi, che s’ag-giungeffero alla República Vinetiana , chiamandola vero antemurale contra le forze de’ Turchi, che però era grande fervido alla Chriftianità , accrefcerle potenza : Nè per altra cagione, che per potere più libero d’altri impedimenti attendere a queita impreia, havere affentito di fare la tregua co’l Rè di Francia ne’paefi della Fiandra . Tali erano Tefirinfeche apparenze dell’animo di Cefare; & i miniilri fuoi d’Italia, per confrontare co’l fenfo più palefe del Prencipe, & per nodrire, & accrefcere in tutti quefta opinione, che tale veramente foffe l’intentione di lui, moftravano d’ ufare follecitudine grande per 1’ ap- parec-