242 Storia umerale Grogol, efficace dipintore delle loro consuetudini nell’ epico romanzo intitolato Tarasti Boulba. Nel prezioso volume del Catualdi ove è ricostruita la vita del sultano Iahia, pretendente cristiano al soglio di Costantinopoli, rintraccio peregrine notizie intorno agli Zaporoghi. Nel 16‘25 Sultan Iahia, altrimenti detto * conte Alessandro di Montenegro, è acclamato capitano e principe dai Cosacchi della Seteh, che allestiscono 600 barche ed invitano i fratelli del Don a raggiungerli con 160 fusto. Il 10 di maggio sboccano dal Dniepér nel Mar Nero è presso l’isola dei Serpenti si congiungono coi Cosacchi del Don che avevano 200 barche, penetrano dalla bocca di Kilia nel Danubio, difeso da 300 fuste osmane, danno il sacco ad Ismail ed a Kilia; e poi rimessisi in mare e nulla curando • una squadra turca di 60 galere, investono Trebisonda, Caffa, Sinope; qui incendiano 11 galeoni e 14 galere eh’ eran su’cantieri, dovunque uccidono, sventrano uomini, donne e fanciulli, raccolgono ricco bottino. Da Sinope muovono in isquadroni a Costantinopoli. La vanguardia delle barbe aguzze, (così i Turchi li designavano) incontra 21 galere spedite da Costantinopoli, ma che altre 50 seguivano. I Cosacchi di Sultan Iahia avean seco 130 barche; la zuffa fu sanguinosa, la bufera calò in soccorso de’ Turchi che riuscirono rotti e malconci ad afferrare Baltchik. I Cosacchi sparpagliati nel Mar Nero vogarono a casa; alla foce del Dnieper 300 fuste turche li attendevano al varco, ma l’impeto zaporogo fu così potente che furono prese e date alle fiamme. I cannoni eh’ eran meglio che 300 furono serbati a trofeo. Costantinopoli era immersa nel terrore e fu salva per opera di Sigismondo re di Polonia che invase, per compiacere il Sultano, le terre de’ Cosacchi, i quali corsero a difendere i minacciati focolari. Di codesti corsari ecco che cosa dice il Sagredo ambasciator veneto a Costantinopoli : « Adoperali i Cosacchi alcune barche lunghe, leggiere, preste, a dieci remi per parte. Le guidano a due uomini per remo, vogando all’ indietro. La poppa non è dissimile dalla prora, d’uguale altezza perchè siano preste ad avvicinarsi a terra ; due timoni le reggono gli estremi, onde