della Marina Militare. 811 era richiesto dalle condizioni idrografiche del mare interno che lambe le costiere di Russia, di Danimarca e di Svezia. Or mi accingo a narrare il massimo evento marittimo-politico del XA III secolo che è la mina dell’armata di Francia. Nata nella reintegrazione della patria, per la somma virtù e per il senno d’Enrico IV, cresciuta sotto l’occhio vigile del cardinale di Richelieu, levatasi a superba altezza mercè le cure assidue di Gian Battista Colbert e di Luigi XIV, sopravvissuta al debole governo del cardinale Fleury, ritornata in essere pel concorso illuminato e collettivo della reggia, dei corpi costituiti e del clero nazionale, vindice dei diritti sacrosanti della libertà dei popoli nella guerra d’America, era serbata alla marina francese la sorte di perire non sotto i colpi degl’ Inglesi, suoi secolari nemici, ma sotto quelli ben più dolorosi d’una sezione del popolo onde era sangue, muscoli e nervi. Triste storia è quella che or m’incombe di raccontare ; pure sopra ogni altra ricca di insegnamenti. Primo fra tutti, che un’ armata è tal delicata opera di meccanica nazionale che non si può crearla improvviso quando se ne abbiano spensieratamente lasciate deperire le ruote. Secondo, che a nulla vale opulenza di naviglio, valentia e prodezza di capitani quando son morte le tradizioni sante dell’ ordine, della mutua stima e della disciplina, sorgenti vere della marinaresca militare virtù. Luigi XVI, seguendo la tradizione della casa Borbone, aveva protetto gl’interessi marittimi. Gli ufficiali rimasti lungo tempo in contatto coi compagni d’armi di Washington, avevano in America aperto gli animi ed i cuori alle idee liberali. Laonde la marina francese plaudì alla rivoluzione che vanta la data del 1789. Ma gli ufficiali del corpo della marina erano di gentil sangue; ed allorquando la rivoluzione trasmodò, talune misure decretate dal Ministero per compiacere i club intransigenti di Tolone, di Brest e di Cherbourg, indussero non pochi ufficiali a dimettersi, parecchi altri ad emigrare. Ciò che al cannone inglese aveva resistito, fu dalla passione politica partigiana domato; e quello stuolo d’ufficiali che aveva diviso con Guichen, D’Orvilliers, la Motte-Piquet, d’Estaing e Suffren i pericoli delle gloriose campagne sommariamente narrate testé, fe-