162 Storia generale ed in forza del pubblico giure — fino a quel giorno. Poi disse le condizioni necessarie al mantenimento della pace. Erano le seguenti : Genova consegnasse alla Francia quattro corpi di galere costruite per conto del re di Spagna ; ne dasse una convenientemente armata a talento del re di Francia ; il Senato lasciasse impiantare a Savona un deposito di sale per il commercio di quélla derrata col duca di Mantova; quattro senatori andassero a Parigi ad umiliarsi alla maestà di Luigi XIV ; e su codeste dure pretensioni, • Genova rispondesse dentro sette ore ; e scegliesse fra la mai prima udita umiliazione ed il trattamento subito da Algeri. Genova, tuttoché stupefatta e non pronta* allora si ricordò del passato e mandò ad armare i pezzi delle sue batterie. Alle quattro e mezzo il cannone genovese aprì il fuòco contro le bombarde le quali replicarono e non cessarono se non che il 22 alla sera. Allora il signore di Seignelay, che non vedeva albeggiare la desiderata umiltà, scrisse al Senato che gli spedissero qualcuno per trattare della resa. Ed i GenoA^esi, con altissimo dignitoso contegno, chiesero ventiquattro oré per rispondere. Non è retorica il dire che tutta Europa si commosse in favore di Genova. Anzi lo spirito pubblico, sorto già colla libertà in Olanda e risorgente in Inghilterra matura per novella rivoluzione, fu sì potente che da quell’istante declinò la potenza di Luigi XIY, il quale dalle gazzette di ogni Stato d’Europa non fu ■ risparmiato davvero ed additato come nocevole alla tranquillità pubblica. Le bombe caddero fino al 23 mattina, distruggendo case, palazzi, chiese e conventi ; inutile atto vandalico, contro il quale il Doge protestò di fronte al mondo civile per mezzo di carte diplomatiche. Seignelay s’avvide che il Re era ito troppo oltre ed ordinò al Du Quesne di continuare il fuoco per proteggere uno sbarco, tali « essendo le istruzioni sovrane. » Al far del giorno, 4 galere ed un certo numero di bar-caccie cariche di 500 uomini presero terra sotto il fuoco de’Genovesi presso San Francesco d’Albaro. La difesa fu bella ; e buona parte degli assalitori caddero prigioni. L’isterico genovese Casoni, che ha narrato in buonissima lingua