250 vano bersaglio. Essi risalirono minacciosi le acque adriatiche. All’assalto veneto gli agguerriti Saraceni opposero audace offensiva (1). La vittoria assicurava libertà di movimento nell’Adriatico, e ne approfittarono. Si spinsero fino a Ossero, la colpirono e la devastarono (2). Poi divertirono sopra Ancona, parimenti devastata, incendiata, catturando numerosi prigionieri (3). Infine, scorazzando per tutto il bacino, impedirono il normale traffico e si approssimarono alle basi militari veneziane. Queste non furono violate. S’avventurarono, indisturbati, fino allo scalo adriano, presso le bocche del Po, e arretrarono, ostacolati forse dalle difficoltà lagunari, che delusero i loro propositi di preda (4). Il fallimento della scorreria adriese li dissuase dal procedere ulteriormente nel vicino territorio veneto. Venezia fu salva. I corsari ripercorsero la strada battuta, preferirono sorprendere le squadre venete, che ritornavano dai consueti viaggi di Sicilia e oltre, all’uscita dal golfo, lontane dalle loro basi, e le catturarono (5). L’Adriatico era aperto alle loro scorrerie ; i Bizantini assenti, i Veneziani ricacciati al nord. L’anno dopo, nell’842, le squadre saracene ripeterono la fortunata esperienza e risalirono fino all’ interno del golfo del Quarnaro, ponendo la loro stanza nei sicuri rifugi (1) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 114: idem nempe Saraceni videnles quod in cristiania victoriam eaaent cmaecuti, ad Absarensem civitatem usque per-tingere non dubitaverunt. (2) L’assalto e la devastazione saracena di Ossero probabilmente vanno assegnati all’841, 30 marzo (Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 114 : et in feria secunda pasce incendio eam devastarUes). L’Amari (Storia cit., II, 495) li riportò al principio dell’ 840 ; ma neppure la testimonianza degli storici arabi consente questa antecipazione. Anche Ibn al- Atir (« Bibl. arab.-sic. » cit., II, 373 e 223) assegna la campagna veneto-saracena all’anno 225 dell’egira (12 nov. 839-30 ottobre 840). (3) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 114 : Ad Anconam civitatem tran-sierunt, quam similiter ignem concremantes multos captivos exinde detulerunt. (4) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 114 : deinde vastum per mare huc illue navigantea, Adriensem portum, qui vicinua Venecie aubsistit, applicuere, ubi cum sortis industria se illic nullam predam capturos providisaent, reddeundi iter ad propriam arripuerunt. (5) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 114 : poatquam vero ad exitum Adriatici culfi pervenerunt, naves Veneticorum, que de Sicilia seu de aliis partibus revertebantur, omnes ab eisdem conprehensae sunt.