404 Annali d’ Italia. ogni difegno di maggiormente ingrandirli. Per quello fuo bigotismo Bernabò il tenea per uomo dappoco e da nulla. Si cavò Gian-Galea^ro la mafchera in quell’ Anno . Fece egli prima fapere a Bernabò di voler paffare alla vilita della miracolofa immagine della Madonna di Várele per adempiere un fuo voto, e che il pregava di fcufarlo , fe non entrava in Milano , quantunque l'om-mamente delìderaffe d’abbracciare il fuo cariilimo Zio e Suocero. Pofcia partitoli da Pavia con groiTo accompagnamento di gente, cioè delle fue guardie, e di aiTai/Iìmi altri guerniti d’ armi di fotto (a* c/ironie ( neHa Cronica Eilenfe (a) è fcritto, aver egli menato feco fom'fxv. cinquecento lancie ) nella fera del dì cinque di Maggio fi fermò Rcr. Italie, a Binafco (¿), e nel dì feguente cavalcò nelle vicinanze di Mi-Gaza,aiano. Bernabò gli mandò incontro due de’fuoi Figliuoli Lodo- io. xvin. vico e Ridolfo lungi due miglia, i quali furono ben accolti e Rer. balie, trattenuti con affai carezze. Allorché fu egli non molto diftante dalla Città, dove era allora lo Spedale di Santo Ambrollo, ufcì anche Bernabò per Porta Vercellina a fine di fargli una vifita con poche guardie, cavalcando una mula , tuttoché avvertito prima da un certo Medicina fuo Cortigiano di non fidarli, perchè egli avea poco prima offervato l’andamento, le vefti, e il contegno di quella gran truppa, che non pareva apparato da divozione. Ma era giunto il tempo, che Dio voleva chiamare a’ conti quell’uomo fpietato, reo di tanti peccati. Si abbracciarono, fi baciarono lo Zio e il Nipote; e clopo sì bella fella Gian-Galea^o voltatoli a Jacopo del Verme, e ad Antonio Porro, dif-le loro in Tedefco Stinchier. Allora fu circondato Bernabò da tutti quegli armati ; Jacopo gli tolfe la bacchetta ; Otto da Man-dello gli tirò di mano, e fuor della tella della mula la briglia ; Guglielmo Bevilacqua gli tagliò il pendón della fpada, gridando egli indarno al Nipote, che non forte traditor del fuo fan-gue. Furono anche prefi e difarmati i fuddetti due fuoi Figliuoli. Con quella preda Gian-Galeazzo entrò per la Porta di fuori nel Callello di Porta Zobbia, che era fuo. E di là poi, di-volgato il cafo, cavalcò per la Città, udendole gioiole acclamazioni del popolo, che gridava: Viva il Conte, e muoiano le gabelle e le colte. Non vi fu chi alzaffe un dito in favore di Bernabò ; anzi l’accorto Gian-Galeazzo per ben attaccare elio popolo a’fuoi intereffi, gli permife di dare il facco a i Palagi del medefimo Bernabò, e de’fuoi Figliuoli, dove erano raccolte di grandi ricchezze. Fu egli dichiarato Signor Generale