Anno MCCCLIV. 179 (re , e il Tuo Confìglio, erano sì mal animati contra de’Geno-veii, e malcontenti dell’Arcivefcovo per la fignoria e prote-zion prefa di quel popolo, che ricufarono ogni propofizion d’ accomodamento. Colle lor forze e coll’aiuto dell’Arcivefco-vo armarono eifi Genovefi trentacinque Galee ( a ), e ne fu (a) Gtorgìus Generale il prode Paganino Doria. Dopo effere fiate quelle Stejl* Ar~- r . i T . nal. Gcnucnf. m corlo contra de Catalani, vennero in Levante in traccia Tom_ XVI‘L de’ Veneziani, abbruciarono Parenzo , e prefero alcune ricchiili- /?«•. Italie. me Cocche Veneziane. Trovarono polcia a Portolungo verfo Mo-CQthf^lsc'on done , o iìa nel Porto della Sapienza, la maggior parte della Tom. xn. Flotta Veneta, comporta di trentacinque Galee, fei grolle Na-R"'lLahc' vi, e venti altri Legni minori lotto il comando di Niccolò Pifa-no. Nel dì 4. di Novembre virilmente andò il General Genove-fe ad aflalir nel Porto la nemica Armata, e tal dovea eflere in quelli tempi in credito la bravura de’ Genovefi in mare , o pur folle akro accidente , che contra il iòlito sbigottiti i Veneziani fenza far molta difefa fi diedero tutti per vinti. Furono condotti que’Legni a Genova con più di cinquemila prigioni, fra’quali lo ileflo General Pifano, e poi bruciati. Per iltrada fuggirono ben due mila de’prigioni fatti -, e furono anche prefe da altri Legni Veneziani due Galee Genovefi, che s’erano sbandate dal- lo lluolo. Abbiamo da Matteo Villani ( b) minutamente deferir- (b) Matteo to quello avvenimento , sì funeilo alla gloria e potenza de’Vene- ViLlani L 4-ziani , e tale, che in Venezia molto fi temette, che la Vittorio-cap' fa Armata volaffe colà a fare del fello. Rifparmiò Iddio l’av-vifo e il dolore di sì inufitata feonfitta ad Andrea Dandolo , vir-tuofilììmo Doge di Venezia , e Scrittore della famofa Cronica Veneta , da me data alla luce ; imperocché nel dì 7. di Settembre di quell’Anno (c) egli era pattato a miglior vitale in luogo (c) Marino fuo^ nel dì 11. d’elio Mele era flato llirrogato Marino Vallerò , lanuto ift. o ila Fallerò. Nè fi dee tacere, che trovavafi in quelli tempi rT'iuIì/’ l’Ifola di Sicilia disfatta, e ridotta a gran careflia per la dilu-nione di que’ Baroni e popoli llante la minorità del Re Don Luigi Figliuolo del Re Don Pietro, (¿) e le due prepotenti fa-(d) Matte» zioni l’una de’Catalani, e F altra de’Conti di Chiaramente . villani L 4’ Per maneggio di Niccolò Acciainoli, gran Sinifcalco di Napoli , (e), li accordò il Conte Simone di Chiaramonte con Luigi Re di^l^ms'in Napoli ; e quelli fpedì immediatamente colà fei Galee ‘ COn pO- Vita Nicolai ca gente d’armi, e molti Legni carichi di grano e di vetta va-glia: la qual-olle ballò a fare, che le Città di Palermo, Tra- Rer.itaiic. S 4 pa-