Anno MCCCLX1I. 315 prendere qualche lito . Poiché quanto al diri! da Pietro Azario (a), che devaftò la Chi.eSa Romana, nè fece grazia ad alcuno ; (a) Petrus e che chiunque volle Benefizj , bifognò , che li comperaffe da lui, ^ e da i fuoi Cortigiani, con pagar pofcia le rendite del primo Rer. Italie. Anno al Teforiere del Signor di Milano: fi può dubitare, iePaS-37°‘ tal racconto in tutto fia affittito dalla verità. Certo è nondimeno , che i Visconti allora aggravavano forte i beni delle Chiefe, fenza alcun timore di Dio . Non accordandoli i Cardinali in e-leggere Papa alcuno dell’ Ordine loro, (¿) finalmente diedero i (b) vita, in-lor voti a Guglielmo di Grimoardo , Abbate di S. Vittore di Mar- nocentit filia dell’Ordine di S. Benedetto, uomo di felTanta anni, fcienzia-to , di vita Sommamente onefta e religiofa, che odiava la pompa della Corte d’ allora. Non era egli in Avignone, perchè dianzi inviato con titolo di Nunzio alla Regina Giovanna -, e trovandoli in Firenze , gli fu fegretamente portata la nuova, giacché fi tenne/ occulta l’elezione, finché arrivatte ad Avignone . Racconta Giorgio Stella ( e ) , tanta efifere ftata la di lui (c) Geergius umiltà, che in pattando per Genova, avvegnaché fapefle d’ef-fere Papa, pure andò a vifitare il Doge Boccanegra, accompa- Rer‘m jtauc’, gnato da un folo Notaio . Nella notte del dì 30. d’Ottobre giunfe egli ad Avignone, e nel di feguente pubblicato Papa, prefe il nome di Urbano V. con effere poi feguita nel dì 6. di Novembre la fua Coronazione. Celiato lo Spavento della Pefte, Saltò fuori de’nafcondigli Bernabò Visconte, e venne a Parma, dove cominciò un trattato per aver a tradimento la Città di Reggio. Matteo Villani fcrive ( d ), che cinque mila de’ fuoi (d) Matteo masnadieri ( numero a mio credere ecceffivo ) entrarono in quel-pf™^ . la Città, ed avere Feltrino da Gonzaga Signor della Terra con gran valore , benché con poca gente, attilliti e metti in fuga gli entrati, e fattine molti prigioni. Parevano in poco buono llato gli affari del Cardinal Egidio Alborno^ Legato per la potenza di Bernabò, il quale pien di fuperbia moveva eforbitan-ti pretenfioni alla Corte Pontificia in un trattato incominciato di pace. Ma in breve cangiò afpetto la fortuna, perchè l’in-duttrioSo Porporato cotanto s’affaticò , che ftrinSe leco in lega (e) verSo il fine d’Aprile Niccolò Marchefe di Ferrara, Fran- (e) Chonk. cefco da Carrara Signor di Padova, e Feltrino da Gonzaga Signo^IV re di Reggio, tutti, intereflitti neH’impedire 1’accrelcimento di ¿7 Italie/ potenza di Bernabò , che di niuno facea conto, e tutti conculcava . Per quefta Lega ricuperò il Marchefe Niccolò dal Cardinale