Anno MCCCLXXX1I. 391 la ad un Figliuolo d’effo Duca, e gli prederebbe quaranta mile Fiorini d’oro con altri patti d’affiilenza per la conquiita del Regno di Napoli («). Ne gli Annali Milanefi (¿) è fcritto avergli Ber - (>) Corio iji. nabò prometto ducento mila Fiorini d’oro a titolo di dote; e ileffo Autore , iìccome il Giornaliila Napoletano (c), ci conferva- Mtdioian. ' rono il regiilro dell’ infigne Nobiltà e Baronia , che accompagnò Tom. xvi. effo Duca d’Angiò a quella fpedizione. Fece Bernabò quante fi- Re^ nezze potè all’ Angioino nel fuo paffaggio, paffaggio ben greve a i N.poUt territorj, che tanta cavalleria ebbero a mantenere, e fofferir an-che lo fpoglio delle cafe. Furono ben trattati i Bolognefi; e Guido da Polenta Signor di Ravenna alzò le bandiere d’effo Duca d’ AngiÒ . (d) (d) Chronic. A v E A il Re Carlo fpedito il Conte Alberico da Barbiano con Porolivienfe X "jt r f trecento uomini d’armi per opporfi a quello paffaggio. Per tale ^ Italie. ' benché picciolo aiuto Forlì e Cefena tentate dal Duca fi foilen-nero, e vi furono folamente bruciate alcune Ville. Anche Galeotto Malatejla negò la vettovaglia. Ciò non ottante, e quantunque Alberico aveffe dato il guaito a tutto il foraggio del paelè di là da Forlì: pure 1’Armata Angioina nel Mele d’Ago- ilo pafsò oltre, ed effendofegli data Ancona, arrivò finalmente nel Regno di Napoli. L’Autore della Cronica di Rimini fcri-ve ( e ) d’ aver veduto paffar quell’ Armata, e parve a lui e ad (e) Cronica altri vecchi pratici della guerra, di non efferfene mai veduta una ^ sì groffa, nè di più belìa gente, di modo che comunemente fi pZ[haiic. credeva, che foil’ero più di quaranta mila cavalli. Intanto il Re Carlo fentendo, qual turbine terribile romoreggiaffe centra di lui, fecondo la mondana politica credette non effere più da lafciare in vita l’imprigionata Regina Giovanna. Su i principi la trattò egli con affai umanità, le fece anche delle carezze, iterando d’indurla a cedere in fuo favore non folo il Regno di Napoli, ma anche la Provenza. (/) Tale nondimeno era l’odio,( ) Trflan. che in fuo cuore covava effa Regina contra di quello Ladrone ( così ella il chiamava ) che mai non volle confentire. Arriva- ker. iuYu.' te le Galee di Marfilia, ficcome ditti, troppo tardi in aiuto fuo, aliora il Re Carlo rinforzò le batterie, acciocché effa confef-fatte d’effere trattata da Madre, e comandaffe a i Provenzali di ricevere effo Re Carlo per Signore. Finfe ella di acconfenti-re, ma come furono condotti alla prefenza fua gli Ufiziali di quelle Galee, da Donna magnanima diile loro quanto potè di maie del Re Carlo, ordinando, che fi fottometteffero, non mai B b 4 a quell’