Anno MCCCXXXIII. 18) conte , falve le pedone . Reftarono padroni di quella Città i Beccheria , e in parte lo fteffo Visconte. Giovanni fuo Zio, Vefcovo e Signor di Novara , circa quefti tempi Teppe così ben maneggiarfi alla Corte Pontificia , che ottenne l’amminiftrazio-ne dell’Arcivefcovato di Milano, con pagare annualmente all’ Arcivefcovo A leardo bandito mille e cinquecento Fiorini d’ oro . Dopo di che fi diede a ricuperare i diritti di quella Chiefa, a rifare il Palazzo Archiepifcopale, a fabbricar nuovi Palagi e ca-fe, e a tener una magnifica Corte in Milano: con che la fortuna e grandezza de’Visconti ogni dì faliva più in alto. Ora il Redi Boemia col fuo efercito, accrefciuto da’ Piacentini, e da gli altri fuoi fedeli, cavalcò fui diftretto di Milano, diftruffe Landriano, e diede il guaito a gran tratto di paefe, fperando pure di tirar a battaglia Azzo Visconte ; ma queili fi guardò di dargli un tal gitilo. Pafsò il Re fino a Bergamo, dove trovò quel popolo e preiìdio ben preparato a difenderli. Fecefì poi una tregua fra lui e i Collegati. Nel Mefe di Giugno fi portò a Bologna (a),(a) MattA. accompagnato da’fuoi Vicarj , cioè da Orlando Roffo di Parma Manfredi Pio di Modena, Guglielmo Fogliano di Reggio , e Pon Bononìenfe %ino dèPontoni di Cremona, e quivi col Cardinale Legato ftrin-^x^,^' fero Lega contra tutti i nemici del Papa e del Re di Boemia. Due cr' a ' volte fu a Lucca, Città, che i Figliuoli di Caftruceio tentarono in queil’ Anno di torgli, ma non la poterono tenere. Un buon falaiTo ogni volta diede alle borfe di quel popolo, ed ivi lafciò per Signore o Vicario MarJìUo, ( o più toilo Pietro ) de’ Roffi, con ricavare da lui trentacinque mila Fiorini d’oro. Così avea venduto a gli altri il Vicariato delle altre Città. Suo coilume fu ancora di alienare con gran franchezza i Beni de’ Comuni, e d’infeudare le Cartella, perchè era liberaliffimo verfo i fuoi Ufiziali, e nello fterto tempo affai povero, e tutto dì lo ftrigneva il bifogno di moneta. Giacché durava la tregua, nel dì 5. o pure 19. di Ottobre andò a Verona ( ¿> ), (h) Chronk. dove con fommo onore, ma non fenza meraviglia di molti, fu Vtronmj. accolto da Alberto e Majìino Fratelli dalla Scala, e magnifica-T^‘ifJI1' mente regalato da erti. Da lì a due giorni accompagnato da Comf. Marrtlio da Carrara fino alla Chiufa, pafsò in Germania, ha-]tal'c2' fievolmente diiìngannato delle fue grandiofe idee di farfi qui un altro Regno. Dicea di volerci ritornare, ma non ne trovò mai più la via; e gl’italiani non fi curarono punto di lui, giacché non aveano riportato da lui fe non aggravj e danni. Carlo M 4 fuo