Anno MCCCL. dell’ Armata Unghera, tentò di placarli col dar lorò nelle mani i Baroni Napoletani prigioni, acciocché col riicatto di effi fi rim-borfaffero. Racconta il-Gravina, che que’crudi masnadieri , per indurre effi Nobili a pagare cento mila Fiorini d’oro, con varj tormenti li riduffero quaiì a motte : laonde promifero di pagar quella fomma, che Matteo Villani fa afcendere fino a du-cento mila Fiorini. Ma nè pur quello bailando al compimento delle paghe da lor pretei e, fi fcoprì una rifoluzione da lor fatta di far prigione lo ile fio Vaivoda. Perlochè il Vaivoda una notte con tutti i fuoi Ungheri fè ne andò alla volta di Manfredonia . Rimarti i Tedefchi padroni d’Averfa e d’altri Luoghi, trattarono una tregua col Re Luigi, e co i Napoletani, ricavandone cento mila Fiorini d’oro. Cento altri, mila furono loro promeflì, (è cedevano A ver fa , Capoa , ed altri Luoghi ad erto Re Luigi. Ma in fine coftoro non avendo più fuflirtenza di viveri, fi ritirarono da Avería, e la depofi-tarono in mano del Cardinal di Ceccatio (a). Il Duca Guar-(*) Manco nieri con fettecento cavalieri, ficcome dicemmo, venne di poi a Forlì e Bologna, dove prefe foldo. Corrado Lupo con altri Tedefchi fi acconciò di nuovo a i fervigi del Vaivoda . Avendo pofeia il Re Luigi ripigliata Averla, e fortificatala, parevano riforti i di lui affari , quando eccoti Lodovico Re d’ Ungheria, che con gran gente morto dalle fue contrade viene a sbarcare a Manfredonia. Unite infierne le fue forze in Baroli, fi trovò , che afeendevano a quali quattordici mila Ungheri a cavallo, ad otto mila Tedefchi parimente cavalieri, e a quattro mila fanti Lombardi, Il Villani, forfè con più fondamento, la fa minore di qualche migliaio. Conquiflò Bari, Bitonto, Baroli, Canofa, Melfi, Matalona, Trani, ed altre Terre. I Salernitani gli aprirono le porte. In una parola venne alle di lui mani, fuorché Averfa e Napoli, tutta la Terra di Lavoro. Lungo tempo fi trattenne dipoi il Re d’Ungheria all’ affedio d’ Averfa, nè per quanti artalti defle alla Terra con gran perdita di fua gente, potè vincerla. L’ebbe in fine per trattato da que’Cittadini. Ma intanto Papa Clemente VI. non intermetteva diligenza alcuna, per mettere fine a quello fiero fconvolcri* mento del Regno di Napoli, facendo proporre per mezzo °di due Cardinali tregua o pace. Il Re d’Ungheria, che gran voglia avea di ritornarfene al fuo paefe, vi diede orecchio. Molto più il Re Luigi e la Regina Giovanna fua Moglie » che era* Tomo VII!. R 3 ise