Anno MCCCXXVII. 143 corte per la fua Coronazione, (a ) Concorfe ad onorare quefta(a) chronic. Unzione Cane dalla Scala con mille e cinquecento cavalli, ed altrettanti fanti ( fcrivono folamente cinquecento altri Storici ), rer.'luiic. e venne anche, per quanto fu creduto, con qualche fperanza diydfa‘°jVMni procacciariì la fignoria di Milano, ben fapendo il malanimo,//,“™. ,8i che nudriva contra di Galeazzo la Nobiltà Milanefe ; ma gli an- Chronicon dò fallito il colpo. Già gli avea erto Galeazzo preparato 1’ ofpi- r^T///. zio nel Moniftero di Santo Ambrofio , fuor di Milano. Fece Ca-Rir. hdic.' ne fabbricare in una notte un ponte fu Ila foffa della Porteria , per entrare a fuo piacimento nella Città. Galeazzo l’altra notte gliel fece disfare ; tal contefa fu poi rimeffa nel Bavaro . Seguì la Coronazione d’erto Lodovico colla Corona Ferrea ( ^ e di Margherita fua Conforte con Corona cl’ oro, nel di 31. di jonlm xvi. Maggio ( v’ ha chi dice nel dì primo di Giugno ) nella Bafilica Rer. Italie. di Santo Ambrofio; e giacché era bandito da Milano Frate Aicar- nì Gy°^'nì do Arcivejcovo, fecero quella funzione tre Vefcovi, fcomunicati ubi fupm. e interdetti dal Papa, cioè Federigo de Maggi di Brefcia, Gui~ do Tarlati d’Arezzo, ed Arrigo di Trento. V’intervennero an-jo.xviu. cora Rinaldo Marchefe d’Efte e Signor di Ferrara con trecento Rer. Italie. cavalieri, e Francefco Figliuolo di PaJJerino Signor di Mantovapif“*1™"' con trecento, ed altri popoli Ghibellini. Non pafsò gran tem-CJp. 3ós. po, che s’imbrogliarono gli affari di Galeazzo Visconte col Bavaro . O lìa, come vuole il Villani, che richiedendo il Bavaro una contribuzion di danari, Galeazzo fuperbamente gli rifpon-deffe; o pure, come altri vogliono, che Marco e Lodriiìo Visconti coll’ altra Nobiltà di Milano pontaffero tanto appreffo il Bavaro, per far deporre Galeazzo , e ritornare a Repubblica la loro Città: certo è, che nel dì 20. di Luglio il Bavaro fece mettere le mani addoffo ad effo Galea^o, a Luchino, e Giovannni Cherico fuoi Fratelli ( Stefano lor Fratello morì all’improvvi-fo in quel dì fteffo , e fu creduto di veleno ) e ad A^o fuo Figliuolo. Pofcia intimò a Galeazzo la pena della tefta, fe fra il termine di tre dì non gli confegnava il forte Cartello da lui fabbricato nella Terra di Monza. Mandò l’ordine Galeazzo, ma indarno , perchè quel Cartellano un altr’ordine innanzi aveva avuto di non darlo ad alcuno, fe perfonalrnente non gliel comandava lo fteffo Galeazzo. Corfero colà la Marchefana Beatrice EJlenfe fua Conforte, e Ricciarda iùa Figliuola, tutte affannate , e colle man giunte feongiurarono il Cartellano a cedere la Fortezza, e trovatolo più duro che mai, fe ne tornarono pie-