102, Annali d* Italia; marcia le fue genti, e Taccheggiando pervenne fino alle porte di Verona , dove fece correre un Palio. Nel dì 8. di Maggio fe gli diede Montecchio maggiore , Terra, che da lì a non molto fu affediata da Martino. Fu egli aflretto a ritirarfene con mal ordine; e feguirono dipoi varj combattimenti, ma con ifvantag-gio Tempre delle di lui milizie, che fpezialmente nel dì 29. di Settembre furono fconfitte a Montagnana. Finalmente nel dì pìtavìn'11*’ I9‘ d’Agorto (a) la Terra di Monfelice fi arrendè ad Ubertino Tom. si da Carrara, ma non già la Rocca, di cui fi cominciò l’aiTedio. Rer. Italie. Ufcì libero colla fua gente Pietro del Verme , e cavalcò a Vero-T°om“'$ Hl^'na • ^er danari ebbe pofeia il Carrarefe anche la Rocca di Mon-Rer. Italie, felice nel dì 18. di Novembre. Tale doveva eflere in quelli tem-(b) Chron. pi ja rabbia di Martino, (¿) che cavalcando per Verona nel Tom. 8." dì 27. d’A goffo inficine con. A zzo da Correggio , incontra tofi con Rtr. Italie. Bartolomeo dalla. Scala Vefcovo della Città, per meri fofpetti, ch’egli tramaffe congiura contra di lui, come avea fatto il Vescovo di Vicenza, 1guainata lafpada, di propria mano Fucci-lè . Per quefta icelleraggine contra di lui procedette Papa Benedetto XII. alle piùrigorofe cenfure , e llette Mailino gran tempo in disgrazia della fanta Sede. Nel dì 19. di Ottobre le genti Venete entrarono ne’Borghi di Vicenza, e quivi fi afforzarono: colpo, che fece diiperare Martino, e più che mai applicarli ad un trattato di pace, ficcome diremo all’Anno fe-guente . GiACCHE’in Sicilia regnavano delle diffenfioni, e al valen-te Re Federigo era fucceduto il Re Pietro, perfona di mente af-vuLinì'anni fai debole, (c) flimò Roberto Re di Napoli, che forte giunto il i, n. e. 78. fofpirato giorno da potere ricuperar quell’ tibia. Nel Mefe dunque di Maggio fpedì colà una Flotta di feffanta tra Galee e legni di trafporto con mille e cinquecento cavalieri, e molta fanteria . Un’ altra parimente , ed anche maggiore ne inviò a quella volta nel Mefe di Giugno fotto il comando di Carlo Duca di Durazzo fuo Nipote. Ognun fi credeva, che tante forze ingo-ierebbonò fenza fallo la Sicilia tutta; ma appena dopo lungo affedio prefero Termole, e intanto entrata la pelle , o fia una forte epidemia, in quell’ Armata , bifognò sloggiare , e tornar-fène con perdita di groffa gente a Napoli. Riuic/rono inutili tutti i tentativi, umiliazioni, ed efibizioni fatte da Lodovico il Ba-[4} mnT^ var0 » Per riacquiflare la grazia del Papa (d). Colpa non fu Chronic.‘ del buon Ponteficerche inclinava alla pace, e chiaramente di- cea,