Anno MCCCXXXI. nia e pace. Con quella paterna cura, e fama di efatta giuftizia, tal credito s’acquiftò egli, che Crema, e Cremona da lì a poco il vollero per loro Signore. Anche Ravi^a Rufca Signore di Como gli avea prometto il dominio di Como, ma pofcia il burlò (a). Se crediamo a Galvano Fiamma (¿) lo fletto Vis-(a) Gasata come nel dì 8. di Febbraio per decreto del Popolo Milaneie a lui fottopofe Milano, e prefe il titolo di fuo Vicario. Così nel Mei'e Tem. »8. di Febbraio Pavia, Vercelli, e Novara, fenza che egli lo cef-catte, inviarono Ambafciatori a dargli la iìgnoria delle loro Cit- chronu/* tà. Da’ Reggiani( c ), Parmigiani, Modenefi, Mantovani, e Vero- Tom. n. nefi gli vennero ambafcerie, defiderando tutti di aver buona ami-^Guaivj„, cizia con lui. Nel dì 2. di Marzo fi portò egli a Parma, e da lì Flumma de a tre dì nel pubblico Configlio fu proclamato Signore di quella Città: dopo di che fece rientrare in effa i Correggiefchi, e gli idem in Ma-altri fuorufciti Guelfi. Medefimamenre effendo venuto nel dì 1 ¿.nip.Pior. d’Aprile a Reggio, quel popolo fece delle pazzie d’ allegrezza ,Johann. e gli conferì il dominio della Città; fperando, anzi chiedendo ad de Bacano alte voci, che deponeffe i Manfredi e Fogliani, fignoré^ianti ^°nn'e^u'n in effa. Giunto a Modena, qui ancora nel Configlio generale fuxv.Reuh. accettato per Signore. Un incanto fembrò quefta mutazione. Strana cofa tuttavia non dee parere, come per tutta Italia, fenza altro efame ognun prendeffe inclinazione a quefto Principe, e Re ftraniero, imperocché tutti fi figuravano fotto il di lui governo di vedere eltinte le fazioni, e di godere una dolce foa-vità di pace. Crebbe poi la maraviglia, perchè avendo i Fiorentini ( d) (4) Giovan-continuato, e maggiormente firetto F affedio di Lucca mercè de gli aiuti di gente, loro inviata dal Re Roberto , da i Sanefi, e Perugini, quando erano fui più bello di conquiftar quella Città , ed aveano anche trattato fegreto co i maggiori di Lucca: Gherardo Spinola Signore di quella Città, accortofi della mena, mandò tofto fuoi Ambafciatori al fuddetto Re di Boemia, pregandolo di accettar la fignoria di Lucca con certi patti, fra’ quali verifi-milmente non mancò quello di reftare Vicario di lui in effa Città. Non perdè tempo il Re Giovanni ad inviare Ambafciatori al campo de’ Fiorentini, pregandoli di levarli di là, perchè Lucca era fua Città. Fu rifpoilo, che quell’imprefa fi faceva a petizione del Papa e del Re Roberto ; e che perciò non poteano diftorfe-ne. Ma pofcia udito, che Giovanni facea marciare ottocento cavalieri per dar foccorfo a Lucca, e trovandoli difcordia nell’ efer- cito