i il A n k a l i d’ Italia, contezza, non fi sa. Fu {copertala congiura ; il Porteria co’fuoi Figliuoli ebbe tempo da fuggire , e falvarfi in Avignone . Ma Luchino noi perdè mai di villa. Lettere finte fotto nome di Ma/lino dalla Scala l’invitarono a Verona con efibizioni larghe. Per quello venne egli in nave alla volta di Pifa , dove prefo ad iilanza di Luchino, e condotto nel 1341. a Milano, dopo avere rivelato varj complici , lafciò co’ fuoi figliuoli e con altri la teila fopra d’un palco. Non venne più voglia ad alcuno de’ Milaneiì di far trattat-o con tra di Luchino : tal terrore mife in tutti la feverità ed implacabilità di quell’orfo. Ed egli da lì innanzi usò di tener due fieri cani corfi davanti alla camera dove dormiva. Ed ufcendo per Città , gli aveva fempre a lato-. Guai fe alcuno facea qualche cenno indifcreto verfo di lui: fe gli avventavano quelli cani, e lo ilendevano a terra. Per altro non mancarono delle virtù e delle belle dod a Luchino : del che parleremo altrove. Fu fatta in quell’Anno una cofpirazione di molti Nobili di Genova contra di Simonetto Boccanegra novello Doge di quella (,5) Georgìus Città (a). Si fcoprì ella nel dì cinque di Settembre; e iicco-G™f/4,'me il Boccanegra era uomo franco e valente, effendo caduti in Tom. \7. fua mano due de’maggiori Nobili di Cafa Spinola, formatone far.Italie. procedo, fece loro tagliare il capo: con che atterrì gli altri, vauTT;,. e fortificò non poco il luo {lato. Ottaviano di Beiforte nel Set-c.ap, 101. tembre di quell’Anno occupò il dominio della Città di Volterra , e ne fcacciò il Vefcovo, che era fuo Nipote . Anche in Firenze venne alla luce in quell’Anno una congiura, per cui fu gran rumore in quella Città, e fi mandarono a’confini affaiffimi Nobili, maflìmamenre della Cafa de’Bardi. Sul fine poi di Giunsi n. , gno gii Spoletini diedero una feonfitta a quei di Rieti, che af-Aun.'Ec!!' Tediavano il Cartello di Luco. E nel Luglio avendo Ma'.atefta Si-Mnihaus gnore dì Rimini attediato il Cartello di Mondaino e Verucchio , £hr- Sonori UbtrtiKO da Carrara Signore di Padova, e marito d’Anna Ma-Tom. 18. latefta , vi mandò gente affai, che diede una rotta all’ efercito (cT¿‘fata Malatefta. Era tuttavia in disgrazia del Papaia Città di Bo-c/ir. Regienf. logna per 1’ efpulfione del Legato Pontificio (¿). Diede mano il Tom eod. buon Papa Benedetto XII. ad un accomodamento, con cui nel dì de B^Tno 21 * Agoilo dichiarò Vicario di quella Città per la fanta Sede Chromc. Taddeo de Pepoli, impoilogli l’obbligo di pagare ogni Anno a Tom^xv *it0^° di Cenfo otto mila Fiorini d’ oro . Tenuta fu in Mantova &cl'Itdiè. nel dì di Febbraio una folenniffima Corte bandita (t), a cui