zéLf Annali e>’ Italia. (ai Chronic. Zjhnfe Tom., XV. Rer. Italie. (b) Màlico V. 'illàni lib. u.csp. ps- Callello dei Bolognefe. 11 Duca Guarnìerì foddisfatto delle fue paghe, e carico a oro , andò a i lèrvigi di Ma/lino dalla Scala, e il Conte della Romagna (a), cioè A forgio di Duraforte, accortoli tardi della pazza fua condotta, e de i mali effetti deliba fua dislealtà, fcreditato fe ne tornò oltramonti. Adì 14. d’Aprile arrivò al governo di Bologna Giovanni Visconte da Oleggio . La parzialità e fidanza grande , che aveva in collui 1’ Arcivefcovo, fecero credere a molti, ch’egli fotte fuo Figliuolo . Nel dì 3. di Maggio l’efercito del Visconte andò all’aiTedio. d’Imola fotto il comando di Bernabò, con cui furono Francefco de gli Ordelaffi Signor di Forlì , e Giovanni de'Manfredi Signor di Faenza. Ma dentro v’ era Guido de gli Aliàofi , che fece una gloriofa difefa, finché TArcivefcovo moiTe Tarmi fue contro la Tofcana. Intanto nel dì, 21. di Giugno fi feoprì un trattato in Bologna , fevero,o finto, noi faprei dirio. Andando la notte in ronda un Ufiziale di Giovanni da Oleggio , trovò la Porta di Strà Cailiglione non ferrata con chiave. Imprigionato il Capitano e tormentato, accusò Jacopo ds Pepoli come congiurato co’Fiorentini, per ritorre quella Città ; e nominò alcuni complici, i quali tormentati conteiTarono lo fletto. Fu perciò prefo Jacopo de’Pepoli, ed O-bizzo fuo Figliuolo, dimorante in San Giovanni in Perficeto ; Terra, che non men di Crevalcuore e di Sant’Agata, fi diede poco apprettò a Giovanni da Oleggio. Francamente fe n’andò a Milano Giovanni de’ Pepoli, che dimorava allora in Nonantola, a lamentarli coll’ Arcivefcovo di quanto avea operato il di lui U-fiziqle , pretendendolo un’iniquità, e una mera calunnia. 'Gli fu permetto di ilare in Milano col aflegno d’ una penfione menfale, purché facette venir colà un fuo Figliuolo , e cedette la Terra di Nonantola : il che fu efeguito. Jacopo condennato ad una perpetua carcere , nell’ Ottobre* fu condotto a Milano ; ma alcuni de’ fuoi compagni, come rei finirono la vita loro fopra un patibolo in Bologna. Da che Giovanni Visconte non potea per li patti fatti col Papa llendere le fue conquille verfo la Romagna, rivolle i fuoi penfieri alla Tofcana . Sturbò le Leghe, che andavano maneggiando in Lombardia i Fiorentini , ed egli tirò nel fuo partito i Pifani, e tutti i Ghibellini di quelle parti. Non isbigottiti per quello i Fiorentini (¿) attefero a premunirli contra l’ingordo Prete* che colla fua potenza già fifeopriva difpoflo ad ingoiar tutti i vicini . La prima loro imprefa fu di afficurarfi di Pilloia.- V’ era-