Anno MCCCXXII. - m tre in Avignone, dove s’era portato, per ottennere il favor del Papa. Tenevano la Signoria di Ravenna in quelli tempi Guido , e Rinaldo Fratelli da Polenta (a). Dimorava il primo in Bologna (i)Wftó. Capitano di quel Popolo; 1’altro fe ne flava in Ravenna, Arci- j^xv. diacono di quella Chiefa, e d’effa già eletto Arcivefcovo dopo la rItalie. morte accaduta in queft’Anno di un altro Rinaldo Arcivefcovo di fanta vita. Oflajio da Polenta, Signore di Cervia, in cui la fmo- avcnn'L' derata voglia di dominare avea eftinto ogni rifletto di parentela, e fentimento d’umanità, ito a Ravenna come amico, barbaramente tolfe di vita effo Rinaldo Arcivefcovo eletto, ed occupò il dominio di quella Città. Dopo un lunghiflìmo attedio i Perugini (o) riacquiftarono nel dì 2. d’Aprile la Città d’ Affili, ma con lo- (b) Chronic. ro infamia, perchè contro i patti corfero la Terra, ed uccifero jf™' xlf/i a furore più di cento di que’Cittadini, e Smantellarono dipoi tut- Rer. Italie. te le mura e fortezze di quella Città con altri aggravj. Pareva fiG‘ovalrint in quefti tempi Federigo Conte di Montefeltro in un bell’ afeen- (àpl™l37[ 9' dente di fortuna, perchè Padrone d’Urbino e d’altre Città Ghibelline, che il riguardavano come lor Capo in quelle contrade, bench’egli fotte fcomunicato dal Papa, e dichiarato fecondo l’ufo d’allora Eretico ed Idolatra. Per gl’impegni della guerra aveva egli caricato di taglie ed impofte gli Urbinati. Quel popolo in furia nel dì 22. d’Aprile ( il Villani dice 26. ) fi moffe contra di lui. Rifugioffi egli nella fua fortezza della Torre. Ma ritrovandoli ivi lprovveduto di gente e di viveri, col capeftro al collo chiedendo mifericordia li diede nelle mani dell’ inferocito popolo . La miferi-cordia, che ufarono a lui e ad un fuo Figliuolo, fu di metterli in pezzi, e di Seppellirli come fcomunicati a guifa di cavalli morti. Nel dì primo di Gennaio dell’Anno preferite i Fiorentini (c) Sì (c) Idem liberarono dalla Signoria del Re Roberto . V’ ha chi fcrive, aver- caP' '39> la Spontaneamente rinunziata eSTo Re. Si può credere un’immaginazione . Le Città allora avvezze alla Libertà , trovavano pelanti i Padroni ancorché buoni; nè Roberto era Principe da fprez-zar così nobil boccone. Tornarono in queft’Anno alle mani de gli Ufiziali Pontiiìcj le Città di Recanati, di Fano, e d’Urbino. Anche Oi'ìmo loro fi diede nel Mefe di Maggio; ma nell’ Agofto Si tornò a ribellare ; ed unito il popolo d’effii Città con quei di Fermo e Fabriano, e co i Ghibellini di quelle parti, fece guerra al Marchefe della Marca d’Ancona. Cajlruccio Signor di Lucca cotanto moleftò i Piflolefi, che quel popolo fece contro la volontà