Annali d’ Italia. indubitato è ancora, che un gran procefTo do\eite quefto Pontefice trovar nel tribunale di Dio, per la maniera da lui tenuta in ottenere il Pontificato, e per aver privata della ina refiden-za quella Città, di cui Dio ha fatti Paftori particolari i fonimi Pontefici, e con empiere il facro Collegio di Oltramontani, per eternare in tal forma la permanenza della fanta Sede di là da i Monti. Fu anche accufato di non aver conofciuta mi-fura nell’arricchire ed ingrandire i fuoi Parenti, nel ridurre in Comenda tanti Monifterj, e nell’ ammaifar tefori, anche per illecite vie: tefori, che dopo la fua morte andarono tutti a Tacco, colla giunta di quel deforme fpettacolo, che vien afferito dal fuddetto Frate Francefco Pipino dell’Ordine de’Predicato-fa) Fnncìj't ri (a) per relazione di chi v’era prefente : cioè, che di tan-PcrTlniX te f'ue ricchezze appena potè, trovarti uno ftraccio di vefte da Rer. Italie, coprirlo; e morto reftò talmente abbandonato da tutti i fuoi intenti allo ipoglio, che il fuoco caduto da un doppiere gli (b) Ferretus bruciò una parte del corpo. Raccontano ancora gli Storici (/>), l,U"[UT.s9, che uno de’ Templarj condotto fin da Napoli alla Corte Ponti-Rcr. halle, ficia, e condannato al fuoco, benché iì proteftaffe innocente, citò al tribunale di Dio il Papa , e Filippo Re di Francia entro lo fpazio di un Anno a rendere conto di quella ingiuftizia : e che non finito l’Anno amendue mancarono di vita. Quand’anche foffe vera una tal citazione, noi non dobbiam per quefto attribuire ad efla la morte del Papa, perchè troppo feuri fono al guardo noftro i giudizj di Dio. Ma eflendovi chi niega quefto fatto, quafi che non fi combinino i tempi, fi vuole offervare, che nel precedente Anno due Templarj, ed altri nel prefente, tutti co-ftantiffimi in aflerir sè ftefìì innocenti di que’misfatti, de’quali era- 2 QlX{r‘ no incolpati, (0 furono bruciati vivi in Parigi; e però poter forfè Raynauìus fufiìftere un sì fatto racconto. Annai.Eul. Non so io dire, fe a qualche troppo delicata perfona poteiTe £ansn™m Parere non ben fatto il parlar de i difetti de i Capi vifibili della vita cu. Chiefa di Dio, fenza por mente all’efempio delle divine Scrittu-mpn\l T 3 re ’ e de i Santi, e de i migliori Storici, che ugualmente per i-Her. Italie, irruzione de’pofteri han lodato i buoni, e biafimati i cattivi; e fenza riflettere, che i difètti delle perfone non fon difetti della Cattedra, la qual fempre fu fanta, e Tempre farà, finché il Mondo avrà vita. L’adular e i Principi, non è fcrivere 1 fio ria , ma un dar loro animo, che facciano ogni male , confidati, che di loro farà fcritto ogni bene: perciò l Jfioria non è da ingegno fervile. Co-