Anno M C C C L X X X V. 401 rottura Seguita col Re .Carlo. Un certo Bartolino da Piacenza , ardito Legirta , divolgò in quefti tempi una Scrittura di alquante Quiftioni, cercando , qualora il Papa fi trovaffe troppo negligente , o inutile al governo , o talmente operaiTe di fuo capriccio , Senza voler afcoltare il configlio de’ Cardinali, che folle in pericolo la Chiefa : fe in tal calo potertero i Cardinali dargli uno o più Curatori, col parere de’ quali egli forte tenuto a fpedir gli affari d’ eifa Chieià. Softeneva che sì, adducendone varie ragioni. Dal Cardinale di Mar.upello di Cafa Orfina fu fegretamente av-vifato il Papa , che fei Cardinali ( cinque fola mente ne riferirono Teodorico di Niem, e 1’Autore de’ Giornali Napoletani (a)) (3) Giornali cioè gli Arcivefcovi di Taranto, e di Corfù, ei Cardinali di Ge-nova, di Londra, di San Marco, e di Santo Adriano, perfonag-Rtr.ha.iic. gi tutti de’ più dotti e cofpicui del facro Collegio, aveano veduta quella Scrittura, e tener effi quella fentenza . Fu in oltre fup-porto al Papa, che effi averterò tramata una congiura per prenderlo nel dì 13. di Gennaio, e di condennarlo pofcia come Eretico . Andò nelle furie Urbano Vi. li fece caricar di catene , e cacciarli in dure prigioni nel dì 12. d’ ertoMefe; ed ordinò a Fran-cefco Butillo fuo Nipote , che gli efaminafle per ricavarne la verità . La maniera di ricavarla, giacché fi proiettavano innocenti, fu. quella de’tormenti. A forza d’erti il Vefcovo dell’Aquila accusato per complice , dirte tutto ciò, che vollero i Giudici. Si legge , che gli rteffi Cardinali , crudelmente tormentati, confortarono la congiura ; ma, ficcome diremo appreflo , ciò non furtirte ; e quand’ anche forte Succeduto , ognun sa, che mirabil virtù abbiano i tormenti per far dire anche ciò, che non è , e non fu ; e a buon conto i miferi fempre da lì innanzi coftantemente forten-nero d’ ertere innocenti. Inutili furono tutti gli ufizj del Re Carlo e de’Cardinali reftati in Napoli, in favore di quegl’infelici Porporati, i quali dall’ineforabil Pontefice furono pofcia dichiarati jjrivi della Porpora e d’ ogni Dignità. E perciocché ebbe egli fo-Spetto , o pur Seppe, che tutte quefte mene erano procedute con partecipazione e forte impulfo del Re Carlo: pubblicamente in Nocera fcomunicò lui, e la Regina Margherita , privolii anche del Regno; e porto l’interdetto a Napoli, citò il Re Carlo adir le fue ragioni. Quefti gagliardi parti Servirono a maggiormente Sconcertar gli animi. Carlo, udito anche il parere del Clero , ordinò, che non fi ortervafie l’interdetto, e perSeguitò chi volea offervario , fino a farne annegare alcuni. Molto più poi irritato Tomo VIIT Cc per