3io Annali d* Italia. da Gonzaga col Popolo di Mantova arido valoroiamente ad affalir quella gente, e totalmente la Sconfitte colla firage e prigionia di molti. Ma non era in que’tempi molto difficile il rimettere in piedi le Armate, per quel che riguarda la gente; perchè l’ufo portava, che i vincitori ritenendo tutti i Coneltabili, Ufiziali, ed alrre perfone capaci di taglia, lafciavano andar con Dio i prigioni gregarj, con ifpogliarh folamente dell’armi e de’cavalli. In queito mentre Gilea^o Visconte Fratello di Bernabò attende^ va a fabbricar la Cittadella di Pavia, e per denderio di rifiorar quella Città afflitta dalle guerre pattate, con privilegio Imperiale fondò quivi nell’Anno prefente un’illuftre Univerfità, condu-(u)Corìo, Ift. cendo colà valenti Lettori di Leggi e dell’altre Scienze, (a) ed di Milano, obbligando tutti gli Scolari de gli Stati fudditi fuoi e del Fratello a portarfi a quelle Scuole. Ma nè pur egli fu fenza avverfità. L’efempio delle fcellerate Compagnie de’foldati masnadieri, che cominciarono in Italia, fervi di norma a fufcitarne delle nuove anche in Francia in occafion della tregua o pace Stabilita fra i Re di Francia e d’Inghilterra. Erano compoite d’Inglefi, Franzefi, Normanni, Spagnuoli, e Borgognoni. Tutta la gente di mal’affare concorreva a queite fcomunicate Leghe per ifperanza di bottinare, e iìcurezza di vivere alle fpefe di chi non avea forza maggior di loro . In grandi affanni e pericoli fu per quefto la fiefia Corte facra di Avignone, perchè quella mala gente , fenza religione , entrò in Provenza, e fe non otteneva danari, minacciava lo iterminio a tutti. Ci mancava ancor quefta, che dopo effe-re calpeftata l’Italia da tanti masnadieri Tedefchi ed Ungheri, veniffero fin dall’Inghilterra nuovi cani a finire di divorarla. Ora portò 1’ accidente, che Giovanni Marchefe di Monferrato, fentendofi folo ed eSpcfto alle forze troppo fuperiori di Galea^o Visconte fuo nemico, altro ripiego non lapendo trovare al fuo bi-fogno, benché burlato più volte dalle infide Compagnie de’Tedefchi , pafsò in Provenza, per condurre in Italia alcuna di quelle , che foggiornavano ne i contorni di Avignone. Una neinca- (b) Matteo parrò, chiamata la Compagnia Bianca (¿), e il Papa per levarfi /0*di doflo quella beftial canaglia, e per ifcaricare il mal tempo addotto a i contumaci Visconti, vi contribuì da cento mila Fiorini d’oro. Il Marchefe con sì sfrenata gente , la quale fecondo la (c) Chronic. Cronica Piacentina (c) afcendeva a dieci mila tra cavalieri e Fiacenun.^ fanti, venne in Piemonte. Re?.'Italie. Questa fu la prima volta, e l’occafione, che mifero il pie-