Anno MCCCVI. *7 apporgli un trattato pregiudiziale allo flato loro. Perciò nel dì 21. cu Maggio commoffo il Popolo a rumore, coll’armi in mano corfe al Palazzo del Legato con tal furore e minaccie, che gli convenne sloggiare , e furono morti alcuni di fua famiglia, e rubata nell’andarfene buona parte de’fuoi ricchi arneii. Pien di vergogna e rabbia fi ritirò il Cardinale ad Imola, e quivi dando nel dì 21. di Giugno (a), fcomunicò i Rettori ed Anziani di (a) Annaies Bologna, mife l’Interdetto alla Città , la privò dello Studio, con Cj^'xlv. dichiarare fcomunicato chi v andaiTe a ftudiare : il che fu la for- Rcr. Italie. tuna di Padova, perchè quafi tutti gli Scolari paifarono allo Studio di quella Città. Aveva egli fatto fapere anche a’Fiorentini di voler vìfitare la lor Città, per liberarla dall’interdetto e dalle Cenfure. Gli fu fatto intendere, che non s’incomodaife, perchè per allora non aveano bifogno di lue benedizioni: con che reflò egli nemico ancora di Firenze, e riconfermò l’interdetto e l’altre pene fpirituali, delle quali erano già aggravati. Signori di Bertinoro in quelli tempi erano i Calboli, e faceano mal governo. Alberguccio de’ Mainardi, aiutato da’ Forlivefi e Faentini, nel dì 6. di Giugno prefe la Terra; ed effendofi ritirati i Calboli nel Girone, per mancanza di vettovaglia furono affretti a renderlo , falve le robe e le perfone. Secondo la Cronica Forlivefe (¿), pafsò quella nobil Terra in potere del Co-(b) Chwnìc. mune di Forlì. Una fomigliante disgrazia accadde a Pandolfo Fj*^lVxxii Malate/la, che era Podeftà, e quafi Signore di Fano. Ne fu egli Rer,'jtaiic. ' fcacciato nel Luglio di quell’Anno, ancorché avelie per fua guardia cinquecento cavalieri e trecento pedoni. Pofcia nel feguente Agoilo anche il popolo di Pefaro, di cui era Podeftà, il fece con mala grazia ufetre della lor Città. Perdè egli finalmente anche Sinigaglia , di cui era quafi Signore. Per attellato del Corio (c), (c) Corio Matteo Visconte venne con un buon corpo di foldatefche in quell’ l/a‘°'0\dl Mi~ Anno per prendere Vavro fui fiume Acida; ma accorfi i Milanefi co i lor Collegati fecero rellar vani i di lui attentati. Però cono-fcendo egli troppo contraria a sé la prefente fortuna, fi ritirò finalmente in folitario luogo a far vita privata e nafeofa, allettando tempi più propizj a’fuoi deliderj . Ferreto Vicentino ( d ) (H) Fenetus fcrive, che egli fi ricoverò prima al Lago d’Ifeo, e pofcia an- Vlien',™'iX dò ad abitare nella Villa di Nogarola, che era di Bailardino da Re*. Italie, ’ Nogarola ne’ confini di Mantova, dove da povero Signore dimorò circa cinque anni. Galea^o fuo Figliuolo fu in quelli tempi Podellà di Trivigi. In