408 Annali d’ I t a l i a; Anno di Cristo mccclxxxvi. Indizione ix. di Urbano VI. Papa 9. di Venceslao Re de Romani 9. DImorava tuttavia Papa Urbano iti Genova. Per Soddisfare a quella Repubblica, (a) che dicea d’avere ipefo fef-Genuenf. ’ fanta mila fiorini nell’ armamento delle dieci Galee inviate per Tom. i7. trafportarlo colà, pagò colla roba altrui, cioè diede loro fotto 1* er. tahi. apparente titolo di pegno tre Terre, che, erano del Velcovo d’Al- (b) Bonin- ^enga • Intanto teneva in dure prigioni inchiufi i Sei Cardinali contrus An {eco condotti. Racconta Lorenzo Bonincontro (b), che eiTendofì Rei'T'hait ne^ venire e^° PaPa a Genova fermato colle Galee Genovefi in 'Soiomenus Porto Pifano, Pietro Gambacorta , Signore allora di Pifa , fu ad Hi fior. onorarlo, e infieme a pregarlo di mettere in libertà quegl’ infeli-Tom. c- pQj.pQj.atj, Se li fece Urbano venire davanti; cadeano loro le veili di doiTo, erano Squallidi, e con barba lunga. Con afpre parole rinfacciò loro il delitto commefìb ; ma eglino proiettarono d’effere innocenti, e il chiamarono al giudizio di Dio, cioè a rendere conto della crudeltà, che loro ufava . Diede nelle fmanie il Pontefice, e li rimandò in Galera con rifpondere pofeia al Gam-^c) tk:odo- bacorta, non meritar coftoro compaffione, da che non voleano ricus di chieder perdono del loro reato. In Genova (c ) alle forti iflanze Niem Hift. del Re d’Inghilterra liberò il Cardinale Adamo Efton Inglefe. Gli amici de gli altri Cardinali, uno de’quali era Genovefe, fecero più iflanze , ed anche delle congiure per liberarli. A nulla fervi. Stette faldo il Papa, e in fine fempre diffidando di tutti quei, che entravano nel fuo Palazzo, arrivò a farli morire. Qgèe Chi diile, che furono affogati in mare entro de i facchi; ma Go-tirius in. belino fcriffe (d), che furono llrangolati in prigione. Senza or-Cojmodr. rore non iì poiTono leggere azioni tali, che pregiudicarono troppo alla fama di quello Pontefice . E perciocché la congiura poco fa accennata per mettere in libertà que’miferi, fece fofpettare al Papa, che ne foffero autori due de’fuoi Cardinali, cioè Pileo da. Prata Arcivefcovo di Ravenna, e Galeotto Tarlato da Pietramala: amendue conofcendo, a che pericolo fofle efpofto , chi fola-mente cadeva in fofpetto preffo un Pontefice sì violento, fe ne fuggirono da Genova, e andarono da lì a qualche tempo ad uniriì Coll’Antipapa Clemente. Intanto i Genovefì poco rifpetto portavano a lui, e gli ufarono anche delle infolenze, tanto col non fare