Anno MCCCXII. fante ria a quella volta. Arrivò a Viterbo, e per più giorni quivi fi fermò, perchè le genti del Re Roberto aveano prefo e fortificato Ponte Molle. Nel qual tempo avendo tentato i Ghibellini d’Orvieto di cacciare i Monaldefchi e gli altri Guelfi di quella Città, lenza voler allettare il foccorfo di Arrigo, ebbero ef-fi la peggio, e furono lpinti fuori di quella Città. Finalmente rimeuofi in viaggio , e fuperati gli oppofitori a Ponte Molle, nel dì 7. di Maggio entrò in Roma con fue genti (a), e comin- (a) termui ciò la guerra contro le milizie dei Re Roberto con varj incontri . era profperofi ed ora fi; ne ili de’ fuoi. In uno d’elfi lafciarono la Rer. haicc. vita Teobaldo Vefcovo di Liegi, e Pietro di Savoia fratello di Lodovico Senatore di Roma . Conofcendo poi l’impoflibilità di fni-dare dalla Città Leonina e dal Vaticano gli armati fpediti colà dal Re Roberto, quali per violenza a lui fatta dal Popolo Romano, determinò di farli coronare Imperadore nella Bafilica La-teranenfe: funzione, che fu folennemente efeguita nella Fella de’fanti Apofloli Pietro e Paolo, ([b) cioè nel dì 29. di Giugno, e non già nella fella di S. Pietro in Vincola al primo giorno d’ 1 ptoìemmu. Agollo, come ha Giovanni Villani (c) . Nel qual giorno anco- Lucenf. in ra fi contratterò gli fgonfali fra una Figliuola del novello Impe- ^‘‘tisCiy radore e Pietro Figliuolo di Federigo Re di Sicilia, con cui Ar-(¿¡Giovanni rigo, da che vide il mal animo del Re Roberto , avea {labilità Villan- l‘b-Lega. Seguitò poi la guerra in Roma. E qui può chiedere ta-9'c' luno : come mai fi attribuì il Re Roberto tanta autorità da Ipe-dir le fue armi a Roma, con far il Padrone, dove niun diritto egli avea, e con chiara offefa ed obbrobrio del Papa, Signore d’ efla Città ? Non v’ erano eglino più fcomuniche per reprimere una sì fatta violenza ? In altri tempi che llrepito non fi farebbe udito ? E pure niun rifentimento non ne fu fatto, in maniera cke avrebbe potuto talun credere delle fegrete intelligenze fra il Pontefice e il Re Roberto. Ma il Papa troppo s’ era legate le mani, dappoiché antepofe il foggiorno della Provenza e di Ilare fra i ceppi per così dire del Re Roberto e del Re di Francia, più torio che di portarli alla fedia di Roma, dellinata dalla Provvidenza di Dio alla libertà de’ Papi. Non potea egli ciò, che volea, nè ciò che efigeva il debito fuo. Ce ne avvedremo all’ Anno feguente. Intanto cominciava a rincrefcere di troppo quella mulìca al Popolo Romano. Era fminuita non poco l’Armata Cefarea; quella di Giovanni fratello di Roberto ogni dì più s’andava rin- for-