Anno M C C C L X X X. 385 bifogno de’fuoi Nazionali: tante erano le guardie e i paffi prefi da i Veneziani. Finalmente vinti dalla fame i Genovefi, nel dì 21. di Giugno mandarono Amhafciatori al Doge Contareno, e fi renderono a difcrezione. Circa quattro mila d’ effi, e d’ altri l^ro aufiliarj rimafero prigioni, e furono, condotti alle carceri di Venezia. Nel dì 24. il Doge trionfante entrò in Chioza. Vennero alle mani de’ vincitori aicianove Galee, aiTaiffimi burchi e barche colle lor munizioni, e copiofa quantità di fale. Tutto il rimanente fecondo le promeife fu lafciato in preda alle foldatefche . Ed ecco dove andò a terminare il grave pericolo della nobiliffima Città di Venezia , e l’albagia de’ Genovefi . Erafi intanto 1* Armata navale d’effi Genovefi, che navigava nell’Adriatico , accre-fciuta fino a trentanove Galee, e fei Galladelle . Con quefte forze effi nel dì primo di Luglio prefero la Città di Capo d’Iftria, e la donarono al Patriarca d’Aquileia, a cui i Veneziani la ritolfe-ro nel dì primo d’ Agofto per valore di Vittor Pijanì, il quale con quarantafette Galee ben armate fu inviato colà. Ma nel calore di quefte imprefe caduto infermo eifo Pifani nel dì 13. del Mefe fuddetto gloriofamente diede fine alla fua vita. ( a ) Impa- (a) Canfin* dronironfi pofcia i Genovefi della Città di Pola, e la confegna-rono alle fiamme. Ribelloffi ancora alla fignoria di Venezia Rer. Italie. Triefte nel dì 26. di Giugno, e fi fottomife al Patriarca d’ A- Chroni-quileia. Tralafcio altri fatti; ma non debbo tacere , che Fran- Tonfxvf cefco da Carrara nel Maggio e ne’ feguenti Mefi tornò a ftrigne- far. Italie. re d’affedio la Città di Trivigi, e l’avea ridotta quafi a gli eftremi per mancanza di vettovaglie. Fecero sforzi grandi i Veneziani per foccorrerla di viveri, e riufeì loro d’introdurve-ne, ma non tanto .da affiorarla per l’avvenire ; e maffima-mente peggiorò lo ftato di quella Città, da che il Carrarefe nel Novembre e Dicembre s’impoifefsò di Porto Buffaledo, e di Caftelfranco. Perciò anche dopo la liberazion di Chioza, feguitò la Repubblica Veneta ad eiTere in mezzo a graviffime burafche . Intanto Carlo dalla Pace, Nipote del Re d’Ungheria col confentimento, o pure coll’ordine d’effo Re, fui principio d’Agofto fi moife da Verona con mille Lancie di buoni combattenti Ungheri, e cinquecento Arcieri ( ne gli Annali di Milano ( b) è fcritto , che avea feco nove mila Ungheri ) premen-(b) Annali do più a lui il fuo difegno per la conquifta del Regno di Na- MedìoUn. poH, che i vantaggi della Lega contra de Veneziani,, e per lirZ'itali?.* Sta-