Anno MCCCXLVII. ipirò l’anima fua. V’ha chi dice effer egli morto con fegni di penitenza; lo niegano altri; ma è fuor di dubbio, che da niun Sacerdote ebbe l’aflbluzion de’ peccati, e delle cenfure (a), por- (a)R*ynaud‘. tando al Mondo di là una pelante fomma di colpe Principefche e Am‘E:c-private. La morte fua fu la vita di Carlo IV. Re de’ Romani, perchè i fuoi affari cominciarlo immediatamente a profperare , con riconofcerlo per Re molti Principi e non poche Città della Germania, quantunque non mancaffero altri, che paffarono all’ elezione di Odoardo Re d’Inghilterra, poi di Federigo Marchefe di Misnia , e poi di Glint ero Conte di Suarzemburgo. Condana-ri Teppe il Re Carlo indurre i due ultimi a non accettare , o a rinunziare l’eiibita Corona . Per lo contrario in Italia s’aprì un nuovo teatro di calamità a cagione di Lodovico Re d’Ungheria, anfante di vendicar la morte ignominiofa del fratello Andrea , ma più di conquiftare il Regno di Napoli : al qual fine determinò di paffar egli in perfona in Italia. Spedì innanzi i iuoi Am-bafciatori, per aver libero il paffo da’ Principi Italiani, e quelli giunti a Ferrara nel dì 24, d; Aprile , ebbero buon accoglimento dal Marchefe Obi~jLo d’Elle. Continuato pofcia il lor viaggio, arrivarono a i confini del Regno, e cominciarono de i maneggi per muovere a ribellione que’ popoli. Certo è , che a Papa Clemente VI. non piaceva , che un sì potente Principe veniffe a piantar il piede nel Regno di Napoli. Oltre di che a cagione del fuo foggiorno in Provenza, Terra della Regina Giovanna, pendeva più a favorir quella , che quello. Intanto effa Regina nel dì 20. d’Agoilo fposò Luigi Principe di Taranto, uno de’Rea- li (¿) : matrimonio in que’tempi disapprovato da gli zelanti Criiliani. Alcuni credono, ch’ella fin d’allora ne otteneffe la tyfJZZZ difpenfa dal Pontefice. Il Rinaldi meritamente la riferifce all An cap. 9s, no fe^uente. Accordoiìl ancora la Regina Giovanna con Lodo-vico Re di Sicilia, cedendo ad ogni pretenfione fua fopra quell* li’oUi, con che egli in occafion di guerra dovefle mantenere al di lei fervigio quindici Galee . Mancò ad un tale accordo l’ approvazione dei Papa , diretto Padrone della Sicilia. Gran voglia aveva 1 fabella del Fiefco, Moglie di Luchino 'Visconte, divederla rara e magnifica Città di Venezia . Però pubblicò in quell’ Anno un voto da lei fatto, allorché fu per partorire nell’ Anno addietro i due fuoi Gemelli, di vifitare la Ba-filica di S. Marco in quella Città. L’addolciato Marito non potè negarle il contento d’adempiere così fanta divozione, e le