37$ Annali d’ Italia; tifi con loro i Ganzaruoli, Legni fottili inviati dal Carrarefe, nel dì 16. d’Agofto diedero un furiofo affalto di molte ore alla fteiTa Città di Chioza grande, e fe ne impadronirono colla morte di circa ottocento ieflanta Veneziani, e prigionia di circa tremila e ottocento. Fu data a facco la mifera Città. A tal conquida tenne dietro quella di Loreo, della Torre delle Bebbe, e d’altri fiti ; e la vittoriofa Armata fcorreva fino a Malamocco , abbandonato da’Veneziani. Non fi può affai efprimere la cofter-nazione, che tal perdita, e il brutto aipetto di peggiori confe-guenze, cagionarono nell’animo de’Veneziani, gente in tante altre disavventure tempre coraggiofa e cortame. Andrea Conta-reno Doge non Iafciò di far cuore ad ognuno, e fu rifoluto nel Configlio d’inviare Ambafciatori a Pietro Doria per trattar di Pace, con un foglio in bianco, per accettar le condizioni anche più dure, purché forte in falvo la Libertà di Venezia. Il Signor di Padova, ficcome uomo faggio, configliò di accettar la Pace. Ma il Doria non altra rifpofta diede a gli Ambafciatori, fe non la feguente. Alla fè di Dio, Signori Veneziani , non avrete mai pace da noi, fe prima non mettiamo la briglia a que’ voflri Cavalli sfrenati , che flanno Jopra la Porta di San Marco. Imbrigliati che (ieno , vi faremo flare in buona pace . E ricufati i prigioni Genovefi, con dire, che fperava di venir prefto in perfona a liberarli, con sì afpre maniere li licen-ziò • L’alterigia Genovefe fu la falute di Venezia. (a) Molto an~ Rer. Italie." cora a falvarla contribuì l’ambizione ed avarizia loro; perciocché fe averterò rilafciata Chioza al Carrarefe, che ne faceva iftanza, per attender erti colla loro Armata a maggiori imprefe: forfè di-verfo efito avrebbe avuta la prefente guerra. Ma fi può credere, che Iddio volefle falva in mezzo a tanti pericoli la nobiliflìma Città di Venezia. Spirata la Speranza della Pace, ad altro non penfarono i faggi Veneziani, che a prepararfi per una gagliarda difefa. Ma ritrovarono il popolo mal difpofto, perchè tutti bramavano per Capitano di mare il valorofo ed innocente V'utor Pijani; e que-®vZlT fti era ne^e carceri• (O Fu dunque prefa la determinazione di si. Recitai. metterlo in libertà, con pregarlo di dimenticar le ingiurie, e di avere per raccomandata la Patria : il che non folo promife egli di fare, ma fece in effetto da lì innanzi con una gloriofa intrepidezza e coftanza. L’allegria e il coraggio per quello fi dif-fùie nel popolo tutto; ed eflendo flato proporto di armare qua- ran-