Anno MCCCLX Vili. 535 potè vincerla. Il peggio fu, che ingrottato il Po, il fuoi vollero tagliar l’argine del fiume per inondar la Baftia, e quei della Baftia voltaròno l’acque addotto al campo dell’Imperadore, di modo che fi trovò tutta la fua gente in pericolo, e convenne sloggiare in fretta, lafciando anche indietro buona parte del bagaglio. Deipari Cari Signore fece tagliar l’Adige, e lo ipinfe addoflo al Padovano. Andarono poi 1’ armi Collegate a Taccheggiare il Veronefe. L’Autore della Vita di Papa Urbano V. la-f'ciò fcritto, (a) che Carlo fi accomodò con lo Scaligero, e lo (a) f'iu ttaccò dalla Lega del Visconte. Nuli’altro di rilevante fece l’Im- prb“niTP’ peradore con tanta potenza; e $iò, che ridondò in fuo non lie- Rtr. Italie3' ve difonore, fu ì’efferfi egli fermato tanto colle fue genti in Chronic.. Mantova, Città amica e fedele, che quafi la riduffe all’ ulti- Tomf'xv. mo etterminio. Ora dopo aver Carlo proccurato una tregua, e Rtr. Italie.. per quanto fu creduto, ricevuta fotto mano buona fomma di danaro da i Visconti, e dopo aver licenziate molte delle fue milizie , a guifa di vinto fi partì da Mantova , e nel dì 24. d’A-gofto arrivò a Modena, dove il Marchefe gli fece molto onore. Pofcia pel territorio di Bologna pafsò in Tofcana, e nel dì cinque di Settembre entrò nella Città di Lucca. Giovanni deli Agnello Doge di Pifa, perchè temeva affai di perdere fuo ftato per la venuta dell’ Imperadore, gli avea per tempo inviati fuoi Ambafciatori e regali, ed erafi accordato con lui, con permettergli l’entrare in Lucca, e cedergli il Cartello T dell A gotta. Carlo inviò innanzi il Patriarca d’Aquileia fuo fratello a prendere il poffeffo d’etta Città, e dipoi vi fi trasferì egli in perfona. Quivi n trovò anche l’Agnello a riceverlo, o pure, come altri fcriffero, v’andò egli dipoi con affai nobile accompagnamento a pagargli il tributo della fua divozione. Ma un dopo definare ftando egli con altri Nobili in un ballatoio , o fia fporto, o verone, o ringhiera, a veder le'buffonerie d’un Giocoliere ( b ) (b) Cronico. cadde quel ballatoio , e con etto lui Giovanni dell’ Agnello, il dj0^enea,d quale per tal caduta fi ruppe una cofcia. Altri vogliono, che rot- °m' ' tofegli fotto per ittrada un ponte di legno, ne ricevette quella rottura; ma è più ficura la prima opinione. Portata a Piià quella nuova, come fe il Doge perfona odiata, e tenuta come Tiranno, fotte morto, fi levo a rumore tutto il Popolo, gridando Libertà ; e quantunque i Figliuoli dell’Agnello foffero corfi colà per foftenere l’autorità del Padre, o farli efaltare eglino fletti (c), $eJ0rron:i> bifognò che in fretta fcappaffero per non reftar vittima del furore ¿‘rifai. de’