Anno MCCCLIX. del Conte Landò, gente fenza legge, e fede, pronta a venderfi ogni dì a -chi più le offeriva. Rellò folamente al fervigio del Marchefe di Monferrato Anichino di Bongardo Tedefco con circa due mila perfone tra cavalieri e fanti. Perciò veggendo Fra Jacopo BufTolari, e i principali di Pavia difperato il lor cafo, nel Mefe di Novembre cominciarono a trattare con Galeazzo della refa della Città, e a proccurar de i vantaggio!! patti. Impetrarono tutto, e il Visconte anch’egli ottenne il poffeffo e dominio di Pavia. Gran confidenza m olirò il Visconte al BufTolari in quel trattato, ed anche dopo effere entrato Padrone in Pavia ; ma giacché il fuperbo Frate nel procacciare a gli altri una buona capitolazione, fcioccamente avea dimenticato di chiedere alcuna ficurezza o vantaggio per la propria perfona: da lì a pochi giorni fu prefo, e condennato dal fuo Generale ad una perpetua prigionia nella Città di Vercelli: gaftigo, a cui non fi op-pofe il Visconte, o per dir meglio galligo a lui proccurato fe-gretamente dal Visconte medefimo , e d’illruzione ad altri d’attendere al loro Breviario, e di non mifchiarfi ne’Secolarefchi affari, e molto meno in quei di guerra. Fece poi Galeazzo fabbricar un forte Cartello in Pavia per tenere in briglia quel popolo, che da tanto tempo manteneva una grave antipatia con Milano, e co’Signori di Milano. Grande accrefcimento di potenza fu quello a Galea^o Visconte. Fu ben prefa, ficcome dicemmo, al fuo foldo da Francef-co de gli Ordelaffi la Compagnia del Conte Landò $ ma parte perchè egli non potea mantenerla, e parte per li prudenti maneggi del Cardinali Egidio Legato, queila fi voltò verfo il Contado di Firenze, cercando da sfamarli, e dà trovar buon bottino . Non fi lafciarono far paura in quella occafione i Fiorentini, ed ufciti in campagna con quanta gente d’armi poterono adunare anche dalle loro Amillà, moftrarono a que’masnadieri i denti in maniera, che a guifa di fconfitti fi partirono dal loro diftretto, paffando dipoi a’fervigi del Marchefe di Monferrato. Rertato perciò in arte il beftiale Signor di Forlì, e fempre più ftretta la fua Città, fi riduffe in fine come difperato a quella rifoluzione, che mai non volle prendere in addietro, benché con patti di molto vantaggio. Interportofi adunque Giovanni da O-leggio (a), andò l’Ordelaffo a renderfi liberamente al Cardina-(*) Mant* le Legato, il quale nel dì 4. di Luglio prefe il poffeffo di quel-Vlllani L 9-la Città e di tutte le fortezze con gran fella di que’ Cittadini,ca?' 36' che