ii4 Annali d’ Italia: sitila e°An va ( a)> Giovanni da Bazano (b), e gli Storici Napoletani. Pe-nai. Genutnf.in vece dell' Indizione X. fi dee credere che il Gravina fcri-J““' >7- veife Indizione XI. Non reflò prole mafchile del Re Roberto, (b)Jo‘hIn,iesma bensì due fue Nipoti, Figliuole del fu Carlo D ucci di Cala-<* BacanoS bria , cioè Giovanna , e Maria . Erede del Regno fu la prima , ^hr. Muùn. già ipofata col giovinetto Andrea Fratello di Lodovico Re d’ Un-Rir. Italie gberia, la quale fu dipoi coronata per le mani del Cardinale Ai- merico Legato Pontificio, ma lenza che al conforte Andrea foife conferita la medeiima Corona. S’accorfero in breve i Napoletani del fulmine fopra di loro fcagliato nella caduta del favio Re Roberto, perchè non tardò a fconvolgerfi il Regno, e pofcia ad andar tutto in rovina. Di circa fedici anni era Giovanna, che polla in libertà, nè difcernimento avea per guardarli da chi cercava di fedurla, nè mettea guardia alle lue giovanili inclinazioni. Cominciò a difamare il Marito, fors’anche mai non 1’ a-vea amato, perchè non s’era egli peranche faputo fpogliare della barbarie Ungarica, nè moilrava abbondanza di prudenza e di fenno. Infolentivano i fuoi Ufiziali e Cortigiani Ungheri ; e per accrefcere maggiormente il fuoco della diifeniione, iì trovavano allora in Napoli molti Principi della Reai Cafa , appellati perciò i Reali, cadauno-de’quali afpirava al Regno, o almeno al comando. Fra gli altri furbefcamente , e al difpetto de gli Ungheri, Carlo Duca di Durazzo (posò Maria forella della Regina Giovanna: matrimonio, che partorì molta difcordia e peggiori confeguenze in avvenire . Io non mi dilungherò maggiormente in del'crivere il difordine, in cui reilò la Reai Corte di Napoli, perchè ciò ergerebbe una narrazion troppo difFufa . Ne andrò folamente accennando i principali avvenimenti, fecondochè il filo della Storia richiederà . Nell’Anno prefente ancora a dì 4. di Gennaio, effendo (c) Raphael già mancato di vita Bartolomeo Gradenigo Doge di Venezia (c), Canfm^Chr. j-u eletto per quella Dignità Andrea Dandolo, quel medelimo , r™. Italie. a c«i ^am tenuti per la bella Storia Veneta, da me data alla Marmo Sd*luce. Non avea egli che trentafei anni, e pure confra l ufo di Tom cjue^a faggia Repubblica afcefe al Trono: cotanto era in cre-Rer. Italie, dito la di lui. prudenza, oneflà, fapere , e cortefia . Vegniamo ora a gli -affari di Firenze . Lo fludio continuo di Gualtieri Duca d’Atene, Signore di quella Città, era di fchiantare affatto (J)Giova*. |a Libertà de’Fiorentini ( d ), e di alTodar sè fleffo in un’ alTolu-i}.fa Signorìa: al qual fine avea contratta Lega co’Marcheiì Eiles