Annali d’ Italia. di Siena vi perirono ottanta mila perfone : il che par troppo. Pafsò poi quello flagello in Francia, Alemagna, Inghilterra, ed altri paefi, lafciando dapertutto una non mai più udita deflazione. Non v’ha Scrittore, che non ne parli con incredibil orrore: ed allora fu., che i popoli rimalli in vita cominciarono ad ufar qualche diligenza per guardarli da lì innanzi da quello morbo , diilruggitore delle Città : la qual cautela è maggiormente dipoi andata crefcendo in guifa , che fe la Pertilen-za è entrata in qualche contrada d’Italia , non ha fatto pro-greiTo nell’altre , come poco fas’è provato in quella dell’infelice Meffina, a cui iì fon polli buoni argini, che durano tuttavia . Per tali precauzioni e rigori corrono già circa cento quattordici anni, che la Lombardia non ha provata la terribile sferza di quel malore. Eranfi pollate al fiume Volturno verfo Ca- (a)Giovan. pua le milizie della Regina Giovanna ( a ), per contraltare il lib'lflanii Pa^"° Re d’Ungheria , fotto il comando di Luigi Principe di 1 ' tl0' Taranto , e Marito d’efla Regina, che con gli altri Reali era accorfo colà. Ma il Re Unghero fenza voler metterli a partar quivi il Fiume, per la ftrada già tenuta dal Re Carlo I. tirò alla volta di Benevento , dove arrivò nel dì 11. di Gennaio. Quivi unito il fuo efercito, fi trovò avere più di fei mila cavalli, e un’infinità di fanti; e concorfero afargli riverenza ed omaggio tutti i Baroni del paefe, e gli Ambafciatori dì Napoli. A quello avvifo i Reali, che erano a Capoa, abbandonato Luigi Principe di Taranto, fi ritirarono a Napoli. La rtefia Regina Giovanna , che s’era ridotta in un de’ Cartelli, udendo che già l’Unghero s’inviava a quella volta, nafcofamente una (b) Domìn.noiie (¿) con quel poco teforo , che potè ratinare, s’imbarcò de Gravina, in una preparata Galea , e fece dirizzar la prora verfo Proven-tÌZ^xii. za* Arrivò pofcia il Principe fuo marito, ed anch’egli con Nic-Rer. Italie, colò Acciaiuoli Fiorentino, fuo fidato Configliele, prefo un picciolo legno, andò a sbarcare nella Maremma di Siena. Giunfe ^Eiien!i0niC' i* Lodovico nel dì 17. di Gennaio ad Averfa (c). Colà tut-Toìnfxv., ta ^ Nobiltà di Napoli fu a fargli riverenza. In un fiero im-Rer. Italie, broglio fi trovarono allora i Principi Reali, egualmente apprendendo il fuggire, che il prefentarfi al Re. Furono aificurati con falvocondotto, purché non averterò tenuta mano all’ aflaflì-nio del Duca Andrea. Pertanto vennero ad Averfa Carlo Duca di Durazzo ^ Luigi ì e Roberto Fratelli, e Roberto e Filippo Principi di Taranto, Fratelli di Lodovico Marito della Regina GiO'