Anno M C C C X X. 109 fuo Zio paterno, appellato Neri, il quale amò e favorì forte i Ghibellini, e chi era ftato parziale di Uguccione ; e per meglio iòftenerfi, fece lega con Cartruccio Signore di Lucca, dandogli occultamente favore contra de’Fiorentini. S’ebbe tanto a male Cane dalla Scala Signor di Verona, che Federigo Duca d’Auftria averte prefo il dominio di Padova , che come fe punto non cu-ratte di lui, continuò la guerra con quella Città, (a) Tentò (a) Conuf. furtivamente d’entrarvi nel dì 3. di Giugno, e ne fu rifpinto. Diede il guaita al raccolto de’Padovani, e talmente li rirtrinfe, Rcr.' Italie. che niuno ardiva d’ufeire fuor delle porte. Male ftava quel Chronìe. popolo; tutte le fue Cartella, fuorché Ballano e Pendiiìo, era-no in poter di Cane, che nè pur lafciava venir Tacque alla Rer. Italie. Città per macinare, ed avea fabbricata una forte Baftia al Ponte del Battanello. Perciò i Padovani con lettere e meflì tem-peftavano il Conte Arrigo di Gorizia Vicario del Duca d’ Aurtria, che portatte loro foccorfo : altrimenti erano fpediti. Giunfe in fatti erto Conte con ottocento elmi, cioè cavalieri, la notte del dì 25. d’Agorto, ed entrò, fenza eiTere fentito dall’ofte nemica , in Padova. Nel dì feguente ufeirono i Padovani e Tedefchi per viiìtar la fotta tirata da Cane intorno alla Città. Cane anch’egli ufcì della Baftia con pochi per offervar quella novità , cioè come 1 Padovani foiTero divenuti sì arditi. Venne una freccia a ferirlo in una cofcia. Tornottene dunque indietro, e mi-fe in armi la fua gente. Ma effendofi inoltrata la cavalleria Te-defea, Tefercito di Cane prefe tofto la fuga, lafciando indietro armi e bagaglio, e abbandonando la lor forte Baftia. Cane fteffo infeguito da’ Tedefehi, fpronò forte alla volta di Monfelice. Per buona fortuna trovò un Contadino, il quale con una cavalla andando al mulino, e veggendo Cane col fuo cavallo sì fianco, gli efibì la fua giumenta. Con quefta egli giunfe a Monfelice ; e di là poi per Erte fi ridutte a Verona. Quefta fu la prima volta, che Cane imparò a conofcere , cofa è la paura. Andarono pofeia i Tedefchi e Padovani, ma lentamente a Monfelice, e 1’ attediarono, battendo quella Terra co i mangani ; e in tanto i bravi Tedefchi davano il guaito alla campagna, come quel non fotte paefe de’ Padovani amici. In quefto tempo fpedì Cane il Marchefe Malafpina, e Aldrighetto Conte di Caftelbarco al Conte di Gorizia, che era pattato ad Erte. Quel che trattai1 fero non fi sa. Solamente è noto, che il Conte lafciato Tefercito, fe ne tornò a Padova: il che intefo da’Padovani, che erano