Anno MCCCII. 7 Alberto Scotto ( a ), perchè avendo elfo Marchefe Azio deftinata (a) /■■«•««« a lui in Moglie Beatrice fua Sorella , Matteo fe la procacciò per „ Galeazzo fuo Figliuolo. Perciò fegretamente congiurarono alla tL. 'ix.3' di lui rovina Filippo Conte di Langufco Signor di Pavia, Jnto- R". Iuik. nio da Fifiraga Signor di Lodi, gli Avvocati di Vercelli, i Bru-fati di «Novara, il Marchefe di Monferrato, gli Aleifandrini, i fùorufciti di Bergamo, i Cremafchi, i Cremonefi, ed altri popoli della Lombardia. Manipolatore di quella Lega erU il lud-detto Alberto Scotto, Signore di Piacenza, cabbalilla di prima riga, che nello ilelfo tempo facea l’amico intrinfeco di Matteo Visconte. Ebbero la loro zampa in quelli trattati anche Mofca, Guido, ed altri Torriani, che dal Friuli volarono a Lodi per fare la lor parte nella Tragedia. Il peggio fu, che la nobiltà di Milano, e lo ilelfo Pietro Zio, ed altri parenti del Visconte, occultamente rivoltatili contra di lui entrarono in quella forte Lega (¿) . Ora nel Mefe di Giugno lì diede fuoco alla macchina . {^chronic. Alberto Scotto co’Piacentini, Torriani, e gli altri Collegati, l'armcnfe ufcito in campagna alla tefta di un formidabile efercito, andò a pollarli nella Terra di San Martino del Contado di Lodi. Venne loro incontro Matteo Visconte con .quelle forze, che potè ratinare; ma mentre egli era al campo, feoppiò in Milano una fedi-zion popolare, per cui Galeazzo fuo Figliuolo, che co i Parmigiani v’ era in guardia, ne fu fcagciato fuori. In oltre Corrado Rufca Signor di Como, e Genero d’eifo Matteo, nell’ aiuto del quale egli confidava non poco, lì unì con gli altri a’ fuoi danni. rerò feorgendo egli la volubilità della fortuna, e l’impotenza di refilleré*a tanti nemici, andò nel dì 13. di Giugno, o pure nel dì feguente a metterfi in mano del fraudolento Alberto Scotto, C^ipo della Lega , che mollrò di voler eifere mediatore di pace, e cedettegti il ballone della fignoria di Milano, con cne gli folte confervato il godimento de’ fuoi beni : il che fu prometto. Ma li trovò egli ben toilo delufo; e condotto come prigione a Piacenza, non fu rilafciato , finché non ebbe confegnato il forte Calleilo di S. Colombano, che fu immediatamente dillrutto. Venne Matteo a Borgo S. Donnino; pofcia dopo varj tentativi inutili, per- lbllener la sfafciata fua fortuna , de’ quali parleremo , andò a cercarli un ritiro, dove ebbe quanto agio volle ' per ben ravvilàre, quanto grande fia l’in» collanza e caducità delle cofe umane. Galea^o fuo Figliuola fuggito a Bergamo, dove non potè fuififtere, fen venne a Fer- A 4 rara