Anno MCCCL. 157 avea cacciate le genti del Conte, (a) Nel dì 16. di Maggio im- (a) AnnaUs prefe 1’affé dio del Cartello di Solaruolo . Il Manfredi, che avea ^n'xlK preveduto il colpo, v’ aveva introdotta una buona guarnigione , Rer. Italie. e quefta fece gagliarda difefa fino al dì 6. o pure 8, di Luglio, in Eili^ronie’ cui fuccedette una ftrepitofa novità. Trattava Giovanni de Pe-poli d’aggiuftamento fra il Conte della Romagna , e Giovanni Rer. Italie, Manfredi, per far tendere alla Chiefa Faenza. Moftrò il Conte deiìderio d’abboccarti colPepoli, prima di conchiudere il trattato ; e il Pepoli, benché contro il parere di Jacopo fuo Fratello, che doveva effere più accorto di lui, andò a trovarlo nel campo di Solaruolo. Fu ricevuto con gran fella; ma andò quefta à terminare in fuo grave affanno , perchè fu fatto prigione con un fuo Nipote Figliuolo di Jacopo : ducento cavalieri da lui mandati in aiuto del Conte, furono anch’erti prefi, rubati di tutto, e ritenuti prigioni. Il Manfredi,-e Francefco de gli Oidcl&jji Signore di Forlì, per refillere al Conte Aftorgio, aveano prel'o al lor fol-do il Duca Guarnieri condottiere di cinquecento barbute Tede-fche , il quale s’era partito dal Regno di Napoli, ficcome dicemmo . Fece correre voce il Conte, che effo Duca per trattato di Giovanni de’ Pepoli era venuto a Faenza, e per quello egli avea fatto mettere le mani addoffo al Pepoli. Se ciò fuffifteffe, noi so dire : ben so, che quefta prigionia fu univerfalmente tenuta per un gran tradimento , e che in que’ tempi i Miniftri inviati dal Papa in Italia, furono per lo più in concetto d’ uomini di poca lealtà, e capaci di tutto, ma fpezialmente attenti ad empiere le loro borfe. Abbiamo dalla Cronica Ellenfe, che nel precedente Giugno avea lo fteffo Conte della Romagna tenuto de i trattati fegreti con promeffa di trenta mila Fiorini d’oro a i traditori, per far uccidere Giovanni e Jacopo de’ Pepoli ; ma (coperta la trama ebbe line colla morte di due Nobili Bolognefi. Condotto Giovanni dì Pepoli nelle carceri d’Imola , gli fu proporto, fe amava la libertà, di cedere Bologna all’ armi del Papa : al che fi moftrò egli o fintamente o veramente difpofto, e cominciò a fcriverne a Jacopo fuo fratello . Intanto il Conte s’impadronì di Cartello San Pietro ; ma perciocché le fae foldatefche per ritardo di paghe fi ammutinarono, pretendendo fettanta mila Fiorini d’oro: if Conte non avendo altro ripiego , mife in lor mano Giovanni de Pepoli per pegno, con tartare il di lui tifeatto ottanta mila Fiorini d’oro. Oltre a ciò lafciò loro in guardia Cartello San Pietro, ed accrebbe poi le ollilità contra Bologna. Fece allora Jacopo de Pe* Tomo VI IL R poli