Annali d’ Italia: dì quinto d’Aprile, giorno folenne di Pafqua di Rifurrezione fu conferita a lui e alla Regina Moglie nella Vaticana Bafilica la Corona Imperiale dal Cardinal Pietro di Beltrando Vefcovo d’ Oftia, deputato a ciò dal fommo Pontefice . Con qual ordine e magnificenza il popolo Romano in quelli tempi incontraffe gl’ Imperadori e i Legati Apollolici, fi raccoglie da una Memoria, iiintlqUfr me Pr°d°tta nelle Antichità Italiane («). Lo Iteffo giorno 3o.pàg. 855. ( c^e C0S1 era ne5 Patt* ) ^ nuovo Imperador Carlo IV. fenza po-terfi fermare di più in Roma, fi rimife in viaggio alla volta del' la Tofcana , dove tutti i popoli l’avevano riconofciuto per So-. (b) Matteo vrano, ( b ) e gli fteffi Fiorentini collo sborfo di cento mila Fio-slcjm 20' r*n* d’oro aveano da lui impetrato degli ampli Privilegi . In Siete) Chroni- na ( c ) volle maggiormente mutar quel governo, con far Si-Ton »nore della Città Niccolò Patriarca d’ Aquileia fuo Fratello natu-Rei. hàiic. fa^e i ma Poco durò quella novità . Fu vergognolàmente depo-Conufior. ilo e cacciato il buon Prelato. Attendeva quello Imperadore più xÓm°r'xn a ^ar danaro, che a guarir le piaghe dell’ Italia ; e perchè i Rer. Italie. Lucchefi allora fottopofti al Comune di Pifa gli efibirono gran fomma d’oro, parve a lui, che farebbe l'iato un peccato il la-feiar cadere in terra così villofa offerta. Trafpirato in Pifa que-fto troppo difguftofo trattato , moffe il popolo a follevarfi nel d'i 21. di Maggio. Furono creduti autori di quefto furor popolare i Gambacorti, perchè i più de’ Grandi e del popolo traevano alle loro cafe ; e di quella congiuntura fi prevallero i Ralpanti loro nemici per _ atterrarli. Gran battaglia fu nella Città fra i folda-ti dell’ Imperadore e del popolo ; ma in fine rimafero rotti i Cittadini, e fi quetò il rumore. A fette de i Gambacorti per tal cagione troncato fu il capo. La commozion di Pila animò il popolo di Lucca a tentar la fua liberazione dal giogo de’Pifani; e giacché l’Imperadore, fattoli dare il Cartello delFAgofta, vi avea meffo prefidio di fuoi Tedefchi, altro non rertava, che di cacciar dalla Città i Soldati Pifa ni. Adunque nel dì 22. di Maggio, fatte entrare in Lucca moke masnade di contadini, levarono la Terra a rumore; ma afforzatili i Pilani in alcune cafe, diedero tempo al Comune di Pifa di fpedire colà un grande sforzo di gente , che non folamente foilenne la Città, ma coftrin-fe ancorai Tedefchi à confegnar loro il Cartello dell’Agoffa. Veggendofi diyaque l’Imperadore mal ficuro in Pifa per quanto era avvenuto, ed infieme oltraggiato da i Sanefi, e malveduto da i Fiorentini, non volle far più lunga dimora in Pila, e fi ri-