Anno MCCCXIY. 8 i Seguirò tanto quello doloralo flagello , che i Lucchefi difcordi fra loro s’induffero a 'flabilir pace co i Pifani, a rimettere in Città gl’ lnterminelli, e gli altri fuorufciti Ghibellini, e a reftituir Kipafratta con altri Luoghi a i Pifani (a). Ma che ? non (a) Aibzn,,: andò molto, che n’ebbero un mal pagamento. Nel dì 14. di Giugno eifi Ghibellini moflero a rumore Lucca, e cominciarono L 'R^ p battaglia co i Guelfi. Arrivò Uguccione co i Pifani, che erano Jftor.p,fuUj. d’intelligenza , e fu ammeflo per la Porteria del Prato in Città. T^' xja,lc Andò a ruba 1’ infelice Lucca, e durò per otto dì il barbaro fac-cheggio. Ne fuggì Gherardo da S. Lupidio, Vicario del Re Roberto co i Guelfi ; laonde i Pifani, sì dianzi abbattuti, crebbero di credito e potenza per l’acquiflo di quella Città. In così fu-nefla congiuntura perì ancora il teforo d’immenfo prezzo, riporto in S. Frediano, che Papa Clemente V. vi avea fatto portar da Roma e da altri Stati, avanti che Arrigo Auguflo faceffe guerra in Roma ftelTa colle genti del Re Roberto. Non v’era, memoria d’ un così graffo bottino , fatto in una fola Città , come fu quello di Lucca . Per quello atroce colpo grande fpafimo prefe il cuor de’Fiorentini , maffimamente perchè Uguccione cominciò a far guerra al loro diflretto e a quel di Piitoia . ScriÌTe-ro perciò efficaci lettere al Re Roberto ; ed egli mandò torto in aiuto loro Pietro fuo Fratello minore con trecento uomini d’armi, ricevuto a grande onore in Firenze nel dì 18. di Agofto* Nello iteiTo Mele volendo il medeiìmo Re oramai vendicarli di Federigo Re di Sicilia, co’ Principi fuoi Fratelli Filippo , e Giovanni ( Raimondo Berengario è chiamato da Niccolò Speciale (¿) ) e con un’Armata di centoventi Galee, e quali altrettanti(b)Nicola^ Legni graffi da trafportar cavalli e munizioni, conducendo fe~sPecial}si.7. co due mila cavalieri e fanteria fenza fine, veleggiò verfo la Tom.x. Sicilia (c) . Impadroniffi a tutta prima di Caftellamare, e ere- UMc. dendofi di mettere il piede in Trapani per un precedente trat-$n̰J„7' tato, fi trovò delufo. Lo fletto Federigo quegli era flato, che^- 9- *"¿1. avea ordita la trama , per fermar quivi le forze del Re Rober- ferr?tus to, fìccome avvenne; perchè Roberto imprefe l’affedio di quel-la Città con fommo vigore. Ma quella era ben provveduta di T°m• /x viveri e di gente, che nulla tralafciò per una gagliarda difefa . Lo ifello t ederigo col corteggiar ne contorni, andava pizzicali- c i6-do i nemici. Ora per le infertilità e per la mortalità venne a lom’,XIre fcemarfi di molto l’Armata del Re Roberto. Sopragiunfe anco-ra un’ orrida burafea, che mife in conquaffo tutti i fuoi Lemi, Tomo VW, F e im-