378 Storia generale proprie schiere al ricupero di Lodi. Invero a lui conveniva protrarre la campagna per aver a mercè sua Milano di cui agognava la signoria. Scrisse al Senato che or giovavagli porsi in difesa dell’ armata veneziana che, forte di 32 galeoni ed obbediente ad Andrea Quirini, era ancorata sotto Cremona. La città era coperta da un ponte di barche fortificato, al ridosso del quale era la flotta milanese. Bianca Visconti, moglie a Francesco Sforza, respinse l’assalto del ponte che i Veneziani tentarono; si comportò da consorte d’eroe. Occorreva marciar alla difesa di Cremona minacciata da Quirini. Quantunque i suoi luogotenenti pensassero altrimenti Francesco Sforza non esitò. Quirini respinto da Cremona erasi ridotto in ammonte di Casalmaggiore, là dove un’ isola del Po, che credo poter identificare nell’ isola Moreni dalle carte moderne, offeriva buon riparo e tenevagli anche luogo di vedetta. Ancorò l’armata nel braccio settentrionale all’ isola ; e per guardarsi la fronte dispose una palafitta che rinforzò di catena in ammonte del braccio. Le spalle gli parvero assicurate da 8000 uomini onde guarni Casalmaggiore. Michele Atten-dolo, generale de’Veneziani, accorreva a raggiungerlo dalla valle d’Adda. Ma il discendere fino all’isola Moreni aveva sbloccato la squadra milanese di Cremona, capitanata da Biagio Assereto, il vincitore di Ponza esule da Genova. Francesco Sforza col consueto ardire venne a postarsi fra l’isola Moreni e Casalmaggiore ; era il 16 del luglio. Due batterie di bombarde, opportunamente situate da Sforza, si diedero a frombolare le navi del Quirini, cui a tagliar la ritirata (seguendo l’altro braccio del Po) era giunto Biagio Assereto all’ istante favorevole. Quirini era chiuso, in ammonte dalla palafitta messa da lui, in avvalle da Biagio Assereto e per di più era tempestato sul fianco dalle artiglierie della sponda sinistra del Po. La sua gente impaurì. Parecchi equipaggi si buttarono a riparo nell’isola, Sforza s’impadronì di dixe navi abbandonate ed al Provveditore veneto non rimase altro partito che tagliar gli ormeggi e, profittando della notte, incendiar la propria flotta e ritirarsi a Casalmaggiore con le poche navi ancora in stato di combattere.