della Marina Militare. 287 Templari e Teutonici, di mercanti Pisani e Genovesi e Veneziani ed Anconitani, di Catalani, e Provenzali, di Frisoni e d’inglesi, di Fiorentini e di Germanici dell’Hansa, mettevano per un nonnulla la città a soqquadro. Inaudite ferocie di settentrionali e vizi nefandi di meridionali, prestavano facile occasione ai disordini morali e materiali di codesta città dove comuni erano i facili ed illeciti guadagni. L’ anno 1291 giunsero al soccorso o per meglio dire ad aumentare il presidio di Tolemaide 18000 venturieri schiuma d’ uomini ed un ventina di galee del Pontefice. Alla primavera del 1291, vigeva ancora la tregua che da_ due anni e due mesi era stata stipulata fra il re titolare di Gerusalemme della Casa di Lusignano ed il sultano di Egitto, Mansur. Sia che il rinforzo romano avesse fatto temere all’ ormai vecchio Sultanò una novella riscossa cristiana, sia, come vogliono alcuni storici, che per cagion di una donna Cristiani e Saracini scambiassero colpi e commettessero sanguinosi disordini, sia insomma che alla situazione già molto guasta dassero esca i torbidi che ormai in Tolemaide erano consueti, nel marzo del 1291 il sultano Mansur cui ubbidivano i popoli delle valli del Nilo e del-1’ Eufrate, mosse con 160000 fanti e 60000 cavalli all’assedio di Tolemaide. Morì prima di giungere sotto le mura della città; suo figlio Khalil-Askraf succedutogli, continuò l’impresa ; validamente si difesero gli abitatori e la forte guarnigione. I Cristiani avevano libero il mare e dall’ isola di Cipro portavano in città viveri e munizioni, elementi necessari ad una protratta difesa. Da terra gli assediatiti tempestavano. I cronisti parlano di macchine d’assedio oltra-potenti che sgretolavano mura, e torri; alle, più grosse macchine danno nome di carabaghe, alle minori di bac-chieri. Il padre Alberto Guglielmotti esita a dichiarare se queste macchine fossero macchine a fuoco. Certo, dalla, descrizione degli effetti di queste macchine, dovrebbesi credere che i Musulmani sotto Tolemaide usassero le prime artiglierie. Già dal libro di Marco Greco che ho pubblicato in appendice, emerge che la polvere pirica era nell’XI secolo nota ed usata sebbene non per lancio di missili. Quel nome earabaga porta il pensiero al nostro italiano di carabina.