della Marina Militare. 345 osservare i dintorni. Il primo di settembre un’ altra squadra di 20 galee sbarcò nell’isola di Sant’Erasmo, tantoché le due isole che formano la bocca del porto erano in parte occupate dai Genovesi, che la dimane si presentarono al passo del Lido. Furono scambiati colpi di cannone tra i forti improvvisi e le galee, seguite da 40 barche armate, si avanzarono per tentar uno sbarco: ma i Veneziani avevano ripreso coraggio ; il loro contegno non permise ai nemici di porre a terra il jnede. Intanto la Signoria aveva mandati ambasciatori al principe Carlo d’Ungheria che comandava allora l’esercito del re suo zio nel Trevigiano. Gli ambasciatori erano Nicola Morosini, Giovanni Gradenigo e Zaccaria Contarmi. Si era loro aggiunto Fra Benedetto francescano, cui eloquenza e carattere davano certa autorità. Trovarono il principe ungherese circondato dai commissari de’ collegati, i quali si opposero vivamente che si accordasse la pace a Venezia. Non si dubitava che la città, bloccata da ogni parte, dovesse arrendersi. Nello stesso tempo una divisione di Pietro D’Oria tentava le coste del Friuli e dell’ Istria ; finalmente i collegati protestavano che volevano prender Venezia e rimetterla al re d’Ungheria. Considerazioni e promesse che determinarono il principe Carlo a proporre condizioni tali che i Veneziani non potessero accettare; eccole: Che Venezia si sottostasse a pagare le spese di guerra valutate a 500,000 ducati ; che consegnasse, in. pegno le pietre preziose del tesoro di San Marco e la corona del Doge; che si riconoscesse tributaria del re d’Ungheria e gli pagasse tutti gli anni 50,000 ducati. Il Doge continuerebbe ad essere eletto dai Veneziani, ma dovrebbe esser confermato dal Re; finalmente si esigeva che in tutte le solennità lo stendardo d’Ungheria fosse inalberato sulla piazza di San Marco allato a quello della Repubblica. Pietro Delfino nella sua Cronaca dice che questi articoli furono accettati, ma che poi si ritornò sulla deliberazione ; altri convengono che si offri un tributo annuale di 100,000 ducati al re d’Ungheria, a patto che desistesse dalle altre pretese. Si mise a partito di abbandonare \ enezia e trasportare il governo a Candia ; ma eseguire una tale riso-