della Marina Militare. 273 tutta la forza di vele e di remi, e piglia il rimburchio. Amici e nemici schierati di qua e di là sul Nilo, trepidanti di speranza e di timore, riguardano l’insolito spettacolo. Arrivata la sambuca quasi a tiro di balestra, dà fondo a un ancorotto, ed abbozza il gherlino a picco sulla bitta, tanto da tenersi alcun tempo senza derivare. Il brigantino al tempo stesso, abbandona il rimburchio, fila i tonneggi e ratto come il lampo oltrepassa al largo il Torrione, tanto che sguizza buon tratto sopra corrente alle spalle del medesimo. Là affonda le due ancore della sambuca e ne stende fuori i tonneggi. A quel segno, a quel tonfo, i marinari della sambuca tagliano con un colpo di scure il gherlino, e mettono in forza le cime filate, si tonneggiano sulle due ancore, vengono avanti avanti e governano per virare di bordo e per assalire il Torrione dalla faccia occidentale, non volendo esporsi anche alle offese di fianco che altrimenti dovrebbero sostenere dalla città. Ma la corrente e i ritrosi li ricacciano e la prua si rifiuta allá rotazione e sono costretti affrontarsi innanzi al lato boreale del Torrione, e restar dalla sinistra esposti al fuoco della piazza. Non inviliscono per ciò, anzi tiransi sotto, appressano più e più la prua della macchina alla scappata del Torrione, lo toccano. Ecco i nostri ad appiccar la battaglia, eccoli a saettare e a far prova di rimuovere i difensori dalla piazza alta : in quella lasciano andar la scala sui merli nemici, e * montano di presente all’ assalto. Quanto ardito, feroce, svariato nel breve giro di pochi momenti ! Dalla sambuca, dal Torrione e dalla città minacciata, trombe, fuochi, saette. Nel furor della mischia divampa come fulmine il fuoco greco, tutto un lato della macchina si cuopre di vivissima fiamma, la scala stride, il ponte barcolla, 1’ altiero di Leopoldo salta sul parapetto nemico ed è gittato nel fiume, la bandiera è in mano ai Mussulmani. Crescono i palpiti e le percosse. I Saracini aspergono di bitume ed ungono colle lanate gli sporti della scala, lanciano con lor cerbottane da più parti il fuoco. A grosse lacrime piangono sulla opposta ripa gli spettatori cristiani, e quelle lacrime, dice un pietóso cronista, ammorzano il fuoco. Ma insieme i combattenti con l’aceto e la sabbia lo affogano e stemperano ; 18