della Marina Militare. 415 tenti e validi marinari. Le discordie intestine di Genova fermarono l’opera dei suoi cittadini, e quando per via degli esigli molti Genovesi portarono in Ispagna ed in Portogallo il loro sapere marinaresco, fu per conto di forastieri che i marinari di Genova seguirono la traccia lasciata da Tedisio D’Oria nel 1291. Difatti Nicoloso da Recco nell’anno 1341, in qualità di capitano di Alfonso IV re di Portogallo, discopre le Canarie. Egli ebbe a compagno il fiorentino Angelino da Tegghia dei Corbizzi. Il documento che palesò questo viaggio è un manoscritto di messer Giovanni Boccaccio, che giaceva, ignorato nella Biblioteca Magliabechiana di Firenze e che aveva per titolo : De insinua raeliquis ultra Hispaniam in Oceano noviier reperitis. Partiti il 17 dicembre del 1341, messer Angelino e messer Nicoloso toccarono l’isole Fortunate. Tornati a casa consigliarono il Portogallo a conquistar quelle isole, che nell’ anno 1344- furono concesse a patto d’investitura da papa Clemente Y all’infante Luigi De la Cerda con titolo di re dell’ Isole Fortunate. Egli non visitò mai il suo reame immaginario. Nel 1377 Martino Ruiz de Avendaño, da me nominato insieme a Pero Niño nel precedente capitolo, visitò l’isola di Lanzerote che tuttavia serba nel suo nome il ricordo del genovese Lanzerotto Malocellò che la discoprì. Nel 1402, Giovanni di Béthencourt, normanno del paese di Caux, ed il suo luogotenente Gadifer de Lassalle con stuolo numeroso di avventurieri normanni, in barba ai diritti prescritti di Luigi De la Cerda e. dei suoi eredi, si impadronirono di Lanzerote. Delle campagne di Béthencourt contro gl’ indigeni delle Canarie rimane la narrazione nel libro chiamato Le Canarien, scritto dal cappellano del condottiero. Rimane ancora il nome di Santa Maria di Betancuria alla capitale dell’isola del Ferro. Giovanni di Béthencourt morì a Granville di Normandia nel 1422, indebitato fino agli occhi per cagione delle spese incontrate nella guerra contro i Guanches, indigeni dell’isole. Il nipote di lui, più avveduto, rimastovi governatore, le vendè a don Enrico di Gusman e poco dopo a don Enrico di