324 Storia generale mastri ed il suo ritratto, al pari di quello di Marin Faliero, distrutto. Fu persino accusato di aver patteggiato la resa di Bornkolm per ottenere un giro di ballo colla regina danese ed ancor tuttavia nel dialetto di Lubecca un proverbio popolare ricorda il fatto. Corre anche un’ altra leggenda la quale dice che due volte all’ anno i borgomastri di Lubecca dovessero bere l’ippocrasso in certi bicchieri d’argento fatti col valor dei beni sequestrati a Wittemborg e dovessero ripetere a coro un distico che rammentasse il crudo fato del vinto ami-raglio ed il loro proprio dovere di cittadini. Purtroppo in codesto racconto non c’è nulla di vero. Dopo alcune stipulazioni, che non approdarono se non che a un seguito di tregue, nel novembre del 1367 le città anseatiche radunatesi per via dei loro delegati a Colonia in numero di settantasette, posero in carta l’atto famoso, base fondamentale scritta del patto federale, e solennemente dichiararono che quindi innanzi le città combatterebbero senza tregua e posa il re danese ed i suoi amici. Le città che per esser troppo distanti, o troppo deboli, o non popolose a sufficienza, non potessero fornire uomini, dessero denaro; e quelle che rifiutassero concorrere, non potessero mai più commerciare nè menomamente trafficare coll’Anseatica lega: le quali intanto si appellò all’imperatore come alto sovrano e nel medesimo tempo comprò ogni sorta d’amicizie. A dì 16 aprile 1368 la flotta dell’ Hansa ancorò lungo la costa di Selandia. Valdemaro era fuggito in Po-merania, il che non impedì che i borghesi delle città, capitanati da Bruno Warendorf di Lubecca, conducessero a termine la guerra. L’umiliazione del reame danese fu completa col trattato di Stralsund del 1369, in nome del quale le fortezze furono consegnate all’ Hansa, che riserbò per sè l’esazione ed il sequestro di due terzi dell’imposte durante quindici anni, il libero passaggio del Sund e dei Belt de il diritto di peto per quindici anni nella nomina del re di Danimarca, nel caso che il re Valdemaro morisse prima di quel termine. Il popolo danese per mezzo di suoi delegati firmò il trattato, imperocché all’ Hansa la parola e la firma del re non bastavano. Quattro anni dopo Valdemaro morì.