della Marina Militare. 285 spade nude, temevano alcun agguato, procedevano circospetti. Ma quando furono alquanto inoltrati, al mortifero fetore che ammorbava il respiro, ai cadaveri insepolti onde erano ripiene le strade, all’ aspetto lugubre delle case squallide per la fame e per la peste, avvisarono l’estrema ruina della città. Di sessanta mila combattenti che aveva in principio non restarono vivi più che tremila, tanto stremati di forza che al brancolare si distinguevano dai defunti compagni. Orribile spettacolo ! innanzi al quale molti assedi e molte guerre di altri tempi non sembrano più che trastulli di scuola e prove di fanciulli. « Il Soldano, perduta la città, levò il campo, e tirossi indietro trenta miglia. I nostri alli ventitré dello stesso mese occuparono la fortezza di Tani presso al lago di Meuzalé, abbandonata vilmente dal presidio al primo comparire in quelle parti di una banda di stracorridori mandati colà per foraggiare. » Non sarà sfuggito al lettore il motivo che mi ha spinto a distendermi nella relazione d’un assedio il quale agli occhi miei ha il duplice vanto di essere opera in gran parte d’Italiani ed esempio perfetto del modo col quale nel XIII secolo stringe vasi una piazza forte. Le operazioni intorno a Damiata, recano dunque buon insegnamento, perchè ricostituiscono assolutamente l’assedio classico. Purtroppo tanta virtù militare e tanta perdita di uomini a poco servirono. Yerso quel torno rinnovavansi in Europa i dissensi fra la Chiesa e l’Impero, fra la Francia e l’Inghilterra. I Moslemiti trovavansi perciò validamente aiutati dai fatti politici esteriori, e difatti nell’anno 1221, Damiata fu resa dai Latini ed il sultano d’Egitto vi si stabilì. Quando più tardi, nel giugno del 1249, San Luigi re di Francia, invase 1’ Egitto e rinnuovò le gesta degl’ Italiani ripigliando Damiata, non gli arrise fortuna. Il Re francese marciò verso il Cairo; il Conte d’Artois suo fratello, diede imprudentemente battaglia presso quel villaggio che tuttavia si chiama Mansurah, dal vocabolo arabo che significa vittoria. L’esercito Crociato, chiuso fra due bracci del Nilo che la piena annusile gonfiava, fu al 5 d’ aprile costretto a capitolare. La sconfitta di Mansurah non ebbe nè rivincita nè ven-