della Marina Militare. poli. Un immagine non certo pallida delle gesta sul mare diedero quest’Imperatori al loro popolo facendo combattere navi armate di gladiatori nella piazza Navona ridotta a vasca e nell’or disseccato Lago Fucino. Ma io non chiamo cose di marina Romana queste tenzoni date a spettacolo nè quelle feste. Ricordo però che di fianco alla marina di casa un’altra ne sorgesse che le colonne Trajana ed Antonina rammentano ne’ bassi rilievi. Questa marina romana, or fluviale, or oceanica fu una derivazione istorica della marina ellenica antica. Lungo il Danubio, il Reno, la Saona, la Senna e sui laghi di Como e di Neuchàtel ci fu una marina non seconda alla marina delle costiere europee ed asiatiche. Comandata da Druso, da Tiberio, da Germanico, poscia da’ loro luogotenenti, diretta dagli abili Antonini, essa ha schermito le frontiere dalle invasioni teutoniche ed ha fatto incursioni nelle terre germaniche penetrando fin dentro l’Elba ed il Danubio. Le gesta della marina di frontiera dal principio dell'era nostra fino al II secolo non presentano nè giornate campali nè campagne isolate. Formano un’insieme di gesta, veri modelli di fatiche costanti e di attenzione sempre sostenuta che gli scrittori dell’ Hisloria Augusta (cronisti di decadenza) segnano con intermissione. La flottiglia del Mar Nero sappiamo ch’era di 40 navi, armate di 8000 uomini e che concorreva alla difesa delle sponde danubiane. Ma nel lavoro oceanico della marina romana, estrarrò dall’oblivione un fatto marittimo d’alta significanza che è il giro della Gran Bretagna eseguito dalla squadra d’Agricola nel 35, la quale, secondo l’ordinamento di Agrippa, aveva Boulogne a centro di stazione. Quel periplo assodò la dominazione romana nella Gran Bretagna. Ho detto più su che i Romani ebbero portolani ; due ne rimangono; uno è del Mar Nero e lo dobbiamo ad Am-miano Marcellino prefetto della Cappadocia ; 1 altro è quello dell’ Oceano Indiano opera di Hippalo. Salvo per circostanze imperiose ed eccezionali i Romani durante la stagione" invernale non navigavano. Chè se noi sapessimo dal portolano d’Ammiano Marcellino trovo il fatto consacrato