della Harina Militare. 351 Facendo forza di vele per Rodi, aveva scorto una grossa cocca genovese1 carica di gente. Quattro galee l’assalirono . e la. presero all’ arrembaggio ; Zeno restò ferito ad un occhio ed al piede. Imboccato l’Adriatico, dopo aver perso in tempesta una galea, aveva riparato il convoglio nel porto di P&renzo, donde or muoveva in soccorso della patria. Il giorno stesso dell’arrivo, Carlo Zeno volle prender parte ai nuovi pericoli e venne destinato colla squadra a difendere il passo di Brondolo. La dimane il tempo si ruppe e le galee, spezzati gli ormeggi, si dispersero. I Genovesi, vedendo il posto abbandonato, accorsero sulla riva. Zeno con tre galee li obbligò ad allontanarsi e, malgrado il vento, rimase anche la dimane davanti alle batterie genovesi. Vi fu lotta accanita. Una galea veneziana dovette arrendersi, quella di Zeno fu trascinata dalle correnti e gettata sulla riva ai piedi di una torre occupata dai Genovesi. Era notte: Zeno impose silenzio a quelli che volevano arrendersi ed ordinò ad un marinaro di portare a nuoto ad alcune barche veneziane, che stazionavano vicine, un cavo di rimorchio. Gettati in mare i cannoni, la galea rigalleggiò, e rimorchiata, passò cautamente sotto il fuoco nemico senza rispondervi. In quella notte Carlo Zeno fu ferito alla gola da una freccia ; il suo biografo dice che coll’ arme nella gola ferita continuò a dare ordini malgrado il cerusico lo consigliasse a scendere a terra. Si fece strappare la freccia da un marinaro, ma nel correre lungo la nave cadde da un boccaporto giù nella stiva. Fu creduto morto, ma fortunatamente dopo pochi giorni guarì completamente. Il 6 gennaio, Pisani ebbe un vantaggio considerevole sulle schiere che custodivano 1 isola, percuotendole con bombarde, che lanciavano grossi proiettili di marmo del peso di 200 libbre. Il 22 gennaio Napoleone Grimaldi pigliò il posto di Pietro D’Oria ucciso per la frana di un muro, mentre visitava i lavori di Brondolo. Vedendosi chiuso dai Veneziani, pensò di scavare un canale nell’ isola ed aprirsi l’adito al mare. Intanto il Signore di Padova aveva gettato nell’ isola un