della Marina Militare. 337 Collalto. Una flotta veneta di 14 galee fu affidata a Vettor Pisani per incrociare nel Tirreno e incontrate il 30 maggio 1378 10 galee genovesi di Luigi Fieschi, all’ altezza di Porto d’Anzio, diede battaglia malgrado il tempo burrascoso. Cinque navi genovesi perirono e fra i prigionieri, che in tutto furono ottocento, ci fu messer Luigi Fieschi. Genova non. smarrì l’animo ed affidò 22 galee a Luciano D’Oria per affamare Venezia e troncarne le comunicazioni colle colonie. Ma Vettor Pisani, reduce dal Tirreno ed avendo sotto i suoi ordini Carlo Zeno duce di certe 8 galee, distaccò questo nei mari d’ Oriente e, colle 25 vele che gli rimanevano, si diede a percuotere i castelli di Dalmazia che obbedivano al re d’Ungheria e bloccò Luciano D’Oria in Zara. L’ inverno intanto era sopraggiunto, la flotta eli Pisani teneva il mare da circa un anno, gli equipaggi erano stanchi e la stagione appariva precocemente fredda. Pisani svernò a Pola. Colà le malattie infierirono, molta sua gente morì di freddo. Non aveva equipaggi bastevoli che per 6 galee : ciò nullameno e nella primavera del 1379, ricevuto ancora un rinforzo di 11 galee bene armate, Pisani uscì da Polà per scortare un convoglio di grano acquistato in Puglia ; ma il mare lo tartassò ; attaccò battaglia, che fu incerta, contro una divisione genovese; Pisani vi ricevette una grave ferita, e rientrò a Pola. Ivi, verso gli ultimi giorni eli maggio, Luciano D’Oria venne a bloccarlo, disponendo in agguato dietro la terra una parte delle sue forze. Vettor Pisani non voleva combattere: i suoi capitani domandavano ad alte grida battaglia. Cedendo più al comando del Provveditore della Serenissima imbarcato, che alle brame de’ suoi sottoposti, salpò e mise la prora fuori, ma v’ incontrò la disfatta ; 15 galee gli furono prese; colle altre poche rimaste si rifugiò a Parenzó, d’onde fu richiamato in patria, tratto in giudizio, condannato nel capo e graziato poscia colla prigione a vita. Daniello Chinazzo, nella cronaca della guerra di Chioggia dice: « Et è vero che egli era molto invidiato dai gentil-homini, perchè tutto il popolo e i marinari lo amavano, e elei suo danno ne ricevevano dispiacere. » A Luciano morto in battaglia, Genova mandò successore