della Marina Militare. 215 (lenza, Messer Francesco da Barberino tratta de’pericoli del mare e come si possono in parte schivare. Quest’ opera degli ultimi anni del XIII secolo ci fornisce una quantità di particolari sull’ arte e sul modo di navigare. Per essa sappiamo che « Se vuoi ad asio stare, la nave dei pigliare » ma « se vuoi securanza et ancor avaccianza, in galèa interrai (entrerai), » che la calamita era già in uso, eh’ era già chiamata compasso; e compass la chiamano anche oggidì gl’inglesi. « Et al compasso stieno color che dotti en sieno. » Ecco accuratamente nominate le armi di difesa. Calcina con lancioni Pece, pietre e ronconi Balestra e 1’ altre molte Ch’hai per castello accolte. Ed ecco i viveri: Acqua e salata carne Aceto e sai portarne Olio, cacio e legume Biscotti...... Galline e caponcelli. Gielladine in tinelli Ove et sorci e mortia I solci erano carni tagliate a dadi e poste in guazzo d’aceto e di spezie; la mortia pare fosse un insaccato del genere della mortadella. Ecco la velatura di tempo buono e di caccia : Vele grandi e veloni Terzaruoli e parpaglioni. Sulle navi, capacissime coni erano, non mancava spazio e il preciso notaio da Barberino di Mugello ci dice che vi si faceva pane fresco. E la cisterna e il forno Et un pisrin col torno.