della Manna Militare. 375 annunziasse la vittoria coi consueti messaggi alle Signorie amiclie. In Milano accolse i prigioni con onoranze stragrandi. All’ abilissimo Alfonso, principe adorno di svariate virtù ed eloquente, non fu malagevole trarre alle sue mire il diffidente Visconti, il quale fu soggiogato dalla natura aperta del prigioniero. Il Visconti e l’Aragona si strinsero in lega, ed il primo ordinò al Comune di Genova di pre-parare 6 grosse cocche per ricondurre Alfonso nel golfo di Gaeta ed ivi mettersi ai suoi ordini. I Genovesi, sopra una parola ingannevole del duca Visconti, avevano sperato che la Sardegna sarebbe stata riscatto di Alfonso. Accortisi della menzogna mormorarono, ed il giorno 27 dicembre, approfittando del cambio di governatore, scacciarono dalla propria città la guarnigione milanese. Francesco Spinola, che era stato-il prode difensor di Gaeta, fu cajjo agli insorti. Così Genova ricuperò la sua indipendenza e la sua libertà, ma non perdonò mai a Biagio Assereto la cieca obbedienza ai voleri del Duca, e l’illustre vincitore della più preclara battaglia vinta da Genovesi sopra stranieri chiuse i suoi occhi nell’esilio; ve lo ritroveremo. Genova libera si strinse con Firenze e con Venezia, le due nemiche di Filippo Maria Visconti. Or viene a taglio il trattare di Venezia, che nel corso di questa istoria ho lasciata vittoriosa a Chioggia, tranquilla nella pace conclusa a Torino. La saviezza politica più che altro aveva salvata la Repubblica. Venezia per la forma speciale del suo ordinamento statario era la sola Signoria italiana che avesse una dottrina positiva di politica. In questo fu pari a Lubecca. L’ordine nobile era solo depositario del potere ed amministrava la cosa pubblica colle virtù de’ grandi principi, non con quelle d’un popolo. Immutabile ne’ disegni, fermo ne’ rovesci, economo del ricco tesoro pubblico, impenetrabile, senza l’ombra dello scrupolo, sprezzante d’ogni canone morale, il Senato di Venezia non sentì mai quegli slanci di generosità, di clemenza, di sacrifìcio al bene collettivo che illuminano la storia de’ popoli liberi. Fra le spietate stirpi signorili degli Scala, dei Carrara, dei Visconti, dei Gonzaga, il Senato Veneto non sta punto a disagio.