della Marina Militare. 401 Intanto questa repubblica cristiana dava in Levante stesso il malo esempio d’una guerra intestina, percbè fumava ancor Negroponte (come fra breve dirò) che Venezia guerreggiò contro i Cavalieri gerosolimitani di lìodi (1475), i quali avevano arrestato per mare due navi mercantili veneziane, e discoperti fra i passeggieri taluni mercanti egiziani di fede moslemita, gli avevano posti ai ferri, dando così novello incentivo a musulmane rappresaglie. Errore grave dei Cristiani questo dei Cavalieri. Da quel dì in poi fra le due religioni s’accese guerra continua e la pirateria sotto religioso mantello entrò nelle consuetudini, e distrusse il commercio del Mediterraneo ed impoverì le contrade die bagna. Questa pirateria non è 1’ ultima cagione del graduale indebolimento dei popoli mediterranei che, iniziato sullo scorcio del secolo XV; non ha trovato il suo rimedio che verso la metà del XIX. E qui prima di seguire i marinari veneziani e romani nella guerra contro il Turco, mi tocca aprire una digressione e dire alcunché intorno ad una novella fattezza della vita marittima militare. Grià nelle precedenti pagine ho levato a cielo quelle magnifiche marine signorili e comunali ove l’uomo di remo e l’uomo di spada erano tutta una cosa. Xelle guerre fra Cristiani il prigione era talvolta sgozzato, talaltra sostenuto in carcere ed anche adibito ad opere- di pubblico utile per il popolo o per il signor vincitore. I ricchi si salvavano dalla prigionia pagando riscatto. Ma quando, caduta Costantinopoli, il Turco introdusse il patrio uso portato dall’ Asia interna ed ivi tradizionale, di ridurre in ischiavitù chiunque avesse avuta avversa la sorte dell’ armi, l’Europa cristiana s’indusse ad imitare il soverchiale vittorioso musulmano. Ed albeggiò sul mare nostro quella solenne maledizione che fu la galera forzata. I Turchi misero a banco i prigionieri cristiani ed i Cristiani a banco i prigionieri turchi. Dunque, non più grido di guerra alzato a voce unanime da remieri e soldati; dunque, non più il vigoroso sforzo dei muscoli indotto dal sentimento dell’onore e dall’amore alla propria causa. No, ma sibbene unico incitamento il nervo di bue adoperato senza pietà sulle abbronzate spalle dei remieri schiavi. Poi non ba- 28