44 Storia generale onerarie che contenessero nelle capaci carene i paraphe-r-nalia dell’ armata. Siccome ad Atene mancavano i trasporti di cavalli (è difetto grave per chi va a guerreggiare a casa di altri), essa si accontentò di spedir contro Siracusa cavalieri smontati. Le mandre della Sicilia e le città amiche dell’isola avrebbero provveduto i destrieri. Sia che Atene riponesse illimitata, e perciò esagerata, fiducia nelle proprie forze, e nelle alleanze contratte con alcune città siciliane di Siracusa gelose, sia temesse, perder queste se a Cartagine si collegasse, è certo che non ricorse nè all’amicizia della città punica, nè manco imitò i suoi metodi di guerra. La navigazione dell’armata ateniese fu per scali.; toccò Eginar Corfù, Taranto, Gerace, Reggio, Messina e Catania ; così praticherebbe oggidì una divisione di torpediniere. L’opportunità di pigliar Siracusa con un assalto di viva forza fallì, o non si seppe afferrarla; e convenne assediare la città in regola. Il blocco-assedio di Sfacteria non era durato che 62 giórni; l’assedio di Siracusa durò .quasi due anni, e terminò com’ è noto colla capitolazione degli àsse-dianti divenuti a volta loro assediati. A questa mutazione di fortuna ebbe parte non lieve l’armata di Siracusa che molte navi da Corinto e la scaltrezza del navarca spartano Gilippo vennero a rinforzare. Senza entrare in particolari delle varie fazioni che le due forze avversarie combatterono in terra ed in mare attorno a Siracusa, mi è d’uopo marcare un cambiamento che occorse a Siracusa nel modo di combattere delle navi. Ho già segnato circa lo scontro di Lepanto che il diec-plous, o doppiamente, era un’arte di scherma cui si ricorreva nel duello navale. Ma non era la sola; i Greci ado-pravano anche il prosbolon che consisteva nell’urtar col proprio rostro la prora od il mascone dell’ avversario. Terzo modo era il periplos, vale a dire il giro largo attorno al nemico per poi piombargli addosso nell’istante favorevole percuotendolo nel fianco. Finalmente quando dopo un largo giro riuscivasi a lanciar la triera lungo una corda dell’ arco e ferire l’avversario nella poppa, questa mossa di scherma navale toglieva nome d’embolon.